La forza del destino” by Giuseppe Verdi libretto (Italian)

Personaggi

Il marchese di Calatrava (basso)
Donna Leonora, figlia del marchese (soprano)
Don Carlo di Vargas, figlio del marchese (baritono)
Don Alvaro (tenore)
Padre guardiano, francescano (basso)
Fra Melitone, francescano (baritono buffo)
Preziosilla, giovane zingara (mezzosoprano)
Curra, cameriera di Leonora (mezzosoprano)
Un alcade (basso)
Mastro Trabuco, mulattiere, poi rivendugliolo (tenore buffo)
Un chirurgo, militare spagnolo (tenore)

Sinfonia

ATTO PRIMO

Siviglia

Una sala tappezzata di damasco con ritratti di famiglia
ed arme gentilizie, addobbata nello stile del secolo
18o, però in cattivo stato. Di fronte due finestre; quella
a sinistra è chiusa, l'altra a destra è praticabile, dalla
quale si vede un cielo purissimo, illuminato dalla luna,
e cime di alberi. Tra le finestre è un grande armadio
chiuso, contenente vesti, biancherie, ecc. Ognuna delle
pareti laterali ha due porte.

(Il Marchese di Calatrava, con lume in mano, sta
congedandosi da Donna Leonora, preoccupata; Curra
viene dalla sinistra.)


MARCHESE
Buona notte, mia figlia. Addio, diletta.
Aperto ancora è quel veron.
(Va a chiuderlo.)

LEONORA (fra sé)
Oh, angoscia!

MARCHESE
Nulla dice il tuo amor?
Perché sì triste?

LEONORA
Padre...Signor...

MARCHESE
La pura aura de' campi
pace al tuo cor donava.
Fuggisti lo straniero di te indegno.
A me lascia la cura dell'avvenir;
nel padre tuo confida che t'ama tanto.

LEONORA
Ah, padre!

MARCHESE
Ebben, che t'ange? Non pianger.

LEONORA (fra sé)
Oh, rimorso!

MARCHESE
Ti lascio.

LEONORA
(gettandosi con effusione tra le braccia del padre)
Ah, padre mio!

MARCHESE
Ti benedica il cielo. Addio.
Addio.

LEONORA
Addio.
(Il marchese l'abbraccia, riprende il lume, e va nelle sue
stanze. Curra chiude la porta dietro il Marchese, e
riviene a Leonora la quale piange.)


CURRA
Temea restasse qui fino a domani!
Si riapra il veron.
Tutto s'appronti, e andiamo.
(Toglie dall'armadio un sacco da notte in cui ripone
biancheria e vesti.)

LEONORA
E sì amoroso padre,
avverso fia tanto ai voti miei?
No, no, decidermi non so.

CURRA
Che dite?

LEONORA
Quegli accenti nel cor,
come pugnali scendevanmi.
Se ancor restava,
appreso il ver gli avrei...

CURRA (smettendo il lavoro)
Domani allor nel sangue suo,
saria Don Alvaro,
od a Siviglia prigioniero,
e forse al patibol poi.

LEONORA
Taci!

CURRA
E tutto questo
perch'egli volle amar chi non l'amava.

LEONORA
Io non amarlo?
Tu ben sai s'io l'ami...
patria, famiglia, padre
per lui non abbandono?
Ahi, troppo, troppo sventurata sono!
Me pellegrina ed orfana,
lungi dal patrio nido,
un fato inesorabile
sospinge a stranio lido;
colmo di tristi immagini,
da' suoi rimorsi affranto,
è il cor di questa misera
dannato a eterno pianto, ecc.
Ti lascio, ahimè, ahimè, con lagrime
dolce mia terra, addio.
Ahimè, ahimè, non avrà termine
Per me sì gran dolore!
Addio.

CURRA
M'aiuti, signorina, più presto andrem.

LEONORA
S'ei non venisse?
(Guarda l'orologio.)
È tardi. Mezzanotte è suonata!
(contenta)
Ah no, più non verrà!

CURRA
Qual rumore!
Calpestio di cavalli!

LEONORA
È desso!

CURRA
Era impossibil ch'ei non venisse!

LEONORA
Oh Dio!

CURRA
Bando al timore.
(Don Alvaro entra dal verone e si getta tra le braccia di
Leonora.)


DON ALVARO
Ah, per sempre, o mio bell'angiol,
ne congiunge il cielo adesso!
L'universo in questo amplesso
io mi veggo giubilar.

LEONORA
Don Alvaro!

DON ALVARO
Ciel, che t'agita?

LEONORA
Presso è il giorno.

DON ALVARO
Da lung'ora
mille inciampi tua dimora
m'han vietato penetrar.
Ma d'amor sì puro e santo
nulla opporsi può all'incanto.

E Dio stesso il nostro palpito
in letizia, in letizia tramutò.
(a Curra)
Quelle vesti dal verone getta...

LEONORA (a Curra)
Arresta!

DON ALVARO (a Curra)
No, no...
(a Leonora)
Seguimi,
lascia, omai, la tua prigione...

LEONORA
Ciel! risolvermi non so.

DON ALVARO
Pronti i destrieri di già ne attendono,
un sacerdote ne aspetta all'ara.
Vieni, d'amore in sen ripara
che Dio dal cielo benedirà!
E quando il sole, nume dell'India,
di mia regale stirpe signore,
il mondo inondi del suo splendore,
sposi, o diletta, sposi, o diletta, ne troverà.

LEONORA
È tarda l'ora...

DON ALVARO (a Curra)
Su via, t'affretta!

LEONORA (a Curra)
Ancor sospendi...

DON ALVARO
Eleonora!

LEONORA
Diman...

DON ALVARO
Che parli?

LEONORA
Ten prego, aspetta.

DON ALVARO
Diman!

LEONORA
Dimani si partirà.
Anco una volta il padre mio,
povero padre, veder desìo;
e tu contento, gli è ver, ne sei?
Sì, perché m'ami, né opporti dei...
Anchi'io, tu il sai, t'amo io tanto!
Ne son felice, oh cielo, quanto!
Gonfio di gioia ho il cor! Restiamo...
Sì, mio Alvaro, io t'amo!, io t'amo!
(Piange.)

DON ALVARO
Gonfio hai di gioia il core, e lagrimi!
Come un sepolcro tua mano è gelida!
Tutto comprendo, tutto, Signora!

LEONORA
Alvaro! Alvaro!

DON ALVARO
Eleonora!
lo sol saprò soffrire. Tolga Iddio
che i passi miei per debolezza segua;
sciolgo i tuoi giuri. Le nuziali tede
sarebbero per noi segnal di morte...
se tu, com'io, non m'ami, se pentita...

LEONORA
Son tua, son tua col core e colla vita!
Seguirti fino agl'ultimi
confini della terra;
con te sfidar impavida
di rio destin la guerra,
mi fia perenne gaudio
d'eterea voluttà.
Ti seguo. Andiam,
dividerci il fato non potrà.

DON ALVARO
Sospiro, luce ed anima
di questo cor che t'ama;
finché mi batte un palpito
far paga ogni tua brama
il solo ed immutabile
desio per me sarà.
Mi segui. Andiam,
dividerci il fato non potrà.
(S'avvicinano al verone, quando ad un tratto si sente a
sinistra un aprire e chiuder di porte.)


LEONORA
Quale rumor!

CURRA (ascoltando)
Ascendono le scale!

DON ALVARO
Partiam...

LEONORA
Partiam.

DON ALVARO e
LEONORA
Mi segui/Ti seguo, andiam,
dividerci il fato, no, no, non potrà.

LEONORA
È tardi!

DON ALVARO
Allor di calma è d'uopo.

CURRA
Vergin santa!

LEONORA (a Don Alvaro)
Colà t'ascondi.

DON ALVARO (traendo una pistola)
No! Difenderti degg'io.

LEONORA
Ripon quell'arma.
Contro al genitore vorresti?...

DON ALVARO
No, contro me stesso!

LEONORA
Orrore!
(Dopo vari colpi apresi con strepito la porta del fondo a
sinistra, ed il Marchese di Calatrava entra infuriato,
brandendo una spada, e seguito da due servi con lumi.)


MARCHESE
Vil seduttor! Infame figlia!

LEONORA (correndo ai suoi piedi)
No, padre mio.

MARCHESE
lo più nol sono.

DON ALVARO (al Marchese)
Il solo colpevole, colpevole, son io.
(presentandogli il petto)
Ferite, vendicatevi.

MARCHESE (a Don Alvaro)
No, la condotta vostra
da troppo abbietta origine
uscito vi dimostra.

DON ALVARO
Signor Marchese!

MARCHESE (a Leonora)
Scostati.
(ai servi)
S'arresti l'empio.

DON ALVARO (cavando nuovamente la pistola)
Guai se alcun di voi si move.

LEONORA (correndo a lui)
Alvaro, oh ciel, che fai?

DON ALVARO (al Marchese)
Cedo a voi sol, ferite.

MARCHESE
Morir per mano mia!
Per mano del carnefice
tal vita estinta sia!

DON ALVARO
Signor di Calatrava!
Pura siccome gli angeli
è vostra figlia, il giuro:
reo son io solo. Il dubbio
che l'ardir mio qui desta,
si tolga colla vita. Eccomi inerme.
(Getta la pistola, che percuote al suolo, scarica il colpo,
e ferisce mortalmente il Marchese.)

MARCHESE
lo muoio!

DON ALVARO (disperato)
Arma funesta!

LEONORA (correndo al padre)
Aita!

MARCHESE (a Leonora)
Lungi da me!
Contamina tua vista la mia morte!

LEONORA
Padre!

MARCHESE
Ti maledico!
(Cade tra le braccia dei servi.)

LEONORA
Cielo, pietade!

ALVARO
Oh, sorte!
(I servi portano il Marchese alle sue stanze, mentre
Don Alvaro trae seco verso il verone la sventurata
Leonora.)


ATTO SECONDO

Scena prima

Villaggio d'Hornachuelos
Grande cucina d'un osteria a pian terreno. Da un lato
gran tavola apparecchiata, con sopra una lucerna
accesa.

(L'oste e l'ostessa sono affaccendati ad ammannir la
cena. L'Alcade è seduto presso al fuoco; uno studente -
Don Carlo, il fratello di Leonora - è seduto presso la
tavola. Alquanti mulattieri, fra i quali Mastro Trabuco,
e contadini sono in scena.)


CORO
Holà! holà! holà!
Ben giungi, o mulattier,
la notte a riposar.
Holà! holà! holà!
Qui devi col bicchier
le forze ritemprar.
(L'ostessa mette sulla tavola una grande zuppiera.)

ALCADE (sedendosi alla mensa)
La cena è pronta.

TUTTI (prendendo posto presso la tavola)
A cena, a cena!

DON CARLO (fra sé)
Ricerco invan la suora e il seduttore...
Perfidi!

TUTTI (all'Alcade)
Voi la mensa benedite.

ALCADE
Può farlo il licenziato.

DON CARLO
Di buon grado.
In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.

TUTTI (sedendo)
Amen.

LEONORA
(presentandosi alla porta della stanza a destra, che
terrà socchiusa)
Che vedo! Mio fratello!
(Parte.)
(L'ostessa avrà già distribuito il riso e siede cogli altri.
In seguito è servito altro piatto. Trabuco è in disparte,
sempre appoggiato al suo basto.)


ALCADE (assaggiando)
Buono.

DON CARLO (mangiando)
Eccellente.

MULATTIERI
Par che dica, "mangiami, mangiami"

DON CARLO (all'ostessa)
Tu das epulis accumbere Divum.

ALCADE
Non sa il latino, ma cucina bene.

DON CARLO
Viva l'ostessa!

TUTTI
Evviva!

DON CARLO
Non vien, Mastro Trabuco?

TRABUCO
È venerdì.

DON CARLO
Digiuna?

TRABUCO
Appunto!

DON CARLO
E quella personcina con lei giunta?...
(Preziosilla entra.)

PREZIOSILLA
Viva la guerra!

TUTTI
Preziosilla! Brava, brava!

DON CARLO e
CORO
Qui, presso a me...

TUTTI
Tu la ventura dirne potrai.

PREZIOSILLA
Chi brama far fortuna?

TUTTI
Tutti il vogliam.

PREZIOSILLA
Correte allor soldati in Italia,
dov'è rotta la guerra contro al Tedesco.

TUTTI
Morte ai Tedeschi!

PREZIOSILLA
Flagel d'Italia eterno, e de' figliuoli suoi.

TUTTI
Tutti v'andrem, tutti v'andrem.

PREZIOSILLA
Ed io sarò con voi.

TUTTI
Viva!

PREZIOSILLA
Al suon del tamburo,
al brio del corsiero,
al nugolo azzurro
del bronzo guerrier;
dei campi al sussurro
s'esalta il pensiero!
È bella la guerra, è bella la guerra!
Evviva la guerra, evviva!

TUTTI
È bella la guerra! Evviva la guerra!

PREZIOSILLA (volgendosi all'uno e all'altro)
Se vieni, fratello,
sarai caporale;
e tu colonnello,
e tu generale;
il dio furfantello
dall'arco immortale
farà di cappello
al bravo uffizial...
È bella la guerra, evviva la guerra!

TUTTI
È bella la guerra, evviva la guerra! ecc.

DON CARLO (Le presenta la mano.)
E che riserbasi allo studente?

PREZIOSILLA (guardando la mano)
Oh, tu miserrime vicende avrai!

DON CARLO
Che di'?

PREZIOSILLA (fissandolo)
Non mente il labbro mai...
(poi, sottovoce)
Ma a te, carissimo,
non presto fé...
Non sei studente,
non dirò niente,
ma, gnaffe, a me
non se la fa,
tra la la la!

TUTTI
Evviva la guerra, ecc.
(Un gruppo di pellegrini passa fuori.)

CORO DI PELLEGRINI (fuori)
Padre Eterno Signor,
pietà di noi.
Divin Figlio Signor,
pietà di noi.
Santo Spirito Signor,

pietà di noi.
Uno e Trino Signor,
pietà di noi.

TUTTI (alzandosi e scoprendosi la testa)
Chi sono?

ALCADE
Son pellegrini che vanno al giubileo.

LEONORA (ricomparendo agitatissima sulla porta)
Fuggir potessi!

DON CARLO e MULATTIERI
Che passino attendiamo.

ALCADE
Preghiam con lor.

TUTTI
Preghiamo.
(Lasciano la mensa e s'inginocchiano.)
Su noi prostrati e supplici
stendi la man, Signore;
dall'infernal malore
ne salvi tua bontà.
Signor, pietà.

LEONORA (fra sé)
Ah, dal fratello salvami
che anela il sangue mio;
se tu nol vuoi, gran Dio,
nessun mi salverà!
Signor, pietà!

(Leonora rientra nella stanza chiudendone la porta.
Tutti riprendono i loro posti. Si passano un fiasco.)


DON CARLO
Viva la buona compagnia!

TUTTI
Viva!

DON CARLO (alzando il bicchiere)
Salute qui, l'eterna gloria poi...

TUTTI (facendo altrettanto)
Così sia.

DON CARLO
Già cogli angeli, Trabuco?

TRABUCO
E che? Con quest'inferno!

DON CARLO
E quella personcina con lei giunta,
venne pel giubileo?

TRABUCO
Nol so.

DON CARLO
Per altro, è gallo oppur gallina?

TRABUCO
De' viaggiator non bado che al danaro.

DON CARLO
Molto prudente! Molto prudente!
(poi, all'Alcade)
Ed ella che giungere la vide,
perché a cena non vien?

ALCADE
L'ignoro.

DON CARLO
Dissero chiedesse acqua ed aceto.
Ah, ah! Per rinfrescarsi.

ALCADE
Sarà.

DON CARLO
È ver ch'è gentile
e senza barba?

ALCADE
Non so nulla, non so nulla.

DON CARLO (fra sé)
Parlar non vuol!
(a Trabuco)
Ancora a lei:
stava sul mulo seduta
o a cavalcioni?

TRABUCO (impazientito)
Che noia!

DON CARLO
Onde veniva?

TRABUCO
So che andrò presto
o tardi in paradiso.

DON CARLO
Perché?

TRABUCO
Ella il purgatorio mi fa soffrir...

DON CARLO
Or dove va?

TRABUCO
ln istalla a dormir colle mie mule,
che non san di latino,
né sono baccellieri.
(Esce.)

TUTTI
Ah! ah! È fuggito!

DON CARLO
Poich'è imberbe l'incognito,
facciamgli col nero due baffetti;
doman ne rideremo.

TUTTI
Bravo! bravo! bravo! bravo!

ALCADE
Protegger debbo i viaggiator; m'oppongo.
Meglio farebbe dirne
d'onde venga,
ove vada, e chi ella sia.

DON CARLO
Lo vuol saper? Ecco l'istoria mia.
Son Pereda, son ricco d'onore,
Baccelliere mi fe' Salamanca;
sarò presto in utroque dottore,
ché di studio ancor poco mi manca.
Di là Vargas mi tolse da un anno,
e a Siviglia con sé mi guidò.
Non trattenne Pereda alcun danno,
per l'amico il suo core parlò.
Della suora un amante straniero
colà il padre gli avea trucidato,
ed il figlio, da pro' cavaliero,
la vendetta ne avea giurato;
gl'inseguimmo di Cadice in riva,
né la coppia fatal si trovò.
Per l'amico Pereda soffriva,
ché il suo core per esso parlò.
Là e dovunque narrar che del pari
la sedotta col vecchio perìa,
ché a una zuffa tra servi e sicari
solo il vil seduttore sfuggia.
Io da Vargas allor mi staccava;
ei seguir l'assassino giurò.
Verso America il mare solcava,
e Pereda a' suoi studi tornò!

TUTTI
Truce storia Pereda narrava!
Generoso il suo core mostrò, ecc.

ALCADE
Sta bene.

PREZIOSILLA (con finezza)
Ucciso fu quel Marchese?

DON CARLO
Ebben?...

PREZIOSILLA
L'assassino rapìa sua figlia?

DON CARLO
Sì.

PREZIOSILLA
E voi, l'amico fido, cortese,
andaste a Cadice, e pria a Siviglia?
Ah, gnaffe, a me non se la fa,
tra la la la!
(L'Alcade si alza e guarda l'orologio.)

ALCADE
Figliuoli, è tardi; poiché abbiam cenato,
si rendan grazie a Dio, e partiam.

PREZIOSILLA,
DON CARLO e
CORO
Partiam, partiam, partiamo.
Buona notte, buona notte.

TUTTI
Holà! Holà! È l'ora di riposar.
Allegri, o mulattier! Holà!

DON CARLO
Son Pereda, son ricco d'onore, ecc.

ALCADE
Sta ben.

PREZIOSILLA
Ah, tra la la la!
Ma, gnaffe, a me no se la fa.

TUTTI
Buon notte. Andiam, andiam.

Scena seconda

Vicinanze d'Hornachuelos
Una piccola spianata sul declivio di scoscesa montagna.
A destra precipizii e rupi; di fronte la facciata della
chiesa della Madonna degli Angeli; a sinistra la porta
del convento, in mezzo alla quale una finestrella; da un
lato la corda del campanello. Sopra vi è una piccola
tettoia sporgente. Splende una luna chiarissima.
(Leonora giunge vestita da uomo.)


LEONORA
Sono giunta! Grazie, o Dio!
Estremo asil quest'è per me!
Son giunta!
Io tremo! La mia orrenda storia è nota
in quell'albergo, e mio fratel narrolla!
Se scoperta m'avesse! Cielo! Ei disse
naviga vers'occaso Don Alvaro!
Né morto cadde quella notte in cui io,
io del sangue di mio padre intrisa,
l'ho seguito e il perdei!
Ed or mi lascia, mi lascia, mi fugge!
Ohimè, non reggo a tant'ambascia!
(Cade in ginocchio.)

Madre, pietosa Vergine,
perdona al mio peccato.
M'aita quell'ingrato
dal core a cancellar.
In queste solitudini
espierò l'errore.
Pietà di me, Signore,
Deh! non m'abbandonar!
(L'organo accompagna il canto mattutino dei frati.)
Ah! que' sublimi cantici...
(Si leva.)
Dell'organo i concenti,
che come incenso ascendono
a Dio sui firmamenti,
inspirano a quest'alma fede,
conforto e calma!

CORO DI FRATI (intorno)
Venite, adoremus et procedamus ante Deum,
Ploremus, ploremus coram Domino, coram
Domino qui fecit nos.


LEONORA (s'avvia)
Al santo asil accorrasi.
E l'oserò a quest'ora?
Alcun potria sorprendermi!
Oh, misera Leonora, tremi?
Il pio frate, accoglierti, no, non ricuserà.
Non mi lasciar, soccorrimi, pietà, Signor pietà,
Deh! non m'abbandonar! ecc.

I FRATI
Ploremus, ploremus coram Domino qui fecit nos.
(Leonora suona il campanello del convento. Si apre la
finestrella della porta, e n'esce la luce d'una lanterna,
che riverbera sul volto di Donna Leonora, la quale si
arretra spaventata. Melitone parla sempre
dall'interno.)


MELITONE
Chi siete?

LEONORA
Chiedo il Superiore.

MELITONE
S'apre alle cinque la chiesa,
se al giubileo venite.

LEONORA
Il Superiore, per carità.

MELITONE
Che carità a quest'ora!

LEONORA
Mi manda il Padre Cleto.

MELITONE
Quel sant'uomo? Il motivo?

LEONORA
Urgente.

MELITONE
Perché mai?

LEONORA
Un infelice...

MELITONE
Brutta solfa!...
Però v'apro ond'entriate.

LEONORA
Non posso.

MELITONE
No? Scomunicato siete?
Ché strano fia aspettar a ciel sereno.
V'annuncio, e se non torno,
buona notte.
(Chiude la finestrella.)

LEONORA
Ma, s'ei mi respingesse!
Fama pietoso il dice;
Ei mi proteggerà. Vergin, m'assisti.
(Padre Guardiano entra con Melitone.)

GUARDIANO
Chi mi cerca?

LEONORA
Son io.

GUARDIANO
Dite.

LEONORA
Un segreto...

GUARDIANO
Andate, Melitone.

MELITONE (fra sé, partendo)
Sempre segreti!
E questi santi soli han da saperli!
Noi siamo tanti cavoli...

GUARDIANO
Fratello, mormorate?

MELITONE
Oibò, dico ch'è pesante
la porta, e fa rumore.

GUARDIANO
Obbedite.

MELITONE (fra sé)
Che tuon da Superiore!
(Rientra nel convento.)

GUARDIANO
Or siam soli...siam soli.

LEONORA
Una donna son io.

GUARDIANO
Una donna a quest'ora!
Gran Dio!

LEONORA
Infelice, delusa, rejetta,
dalla terra e dal ciel maledetta,
che nel pianto prostratavi al piede,
di sottrarla all'inferno vi chiede.

GUARDIANO
Come un povero frate lo può?

LEONORA
Padre Cleto un suo foglio v'inviò?

GUARDIANO
Ei vi manda?

LEONORA
Sì.

GUARDIANO (sorpreso)
Dunque voi...siete
Leonora di Vargas!

LEONORA
Fremete!

GUARDIANO
No, venite fidente alla croce,
là del cielo v'ispiri la voce.
(Leonora s'inginocchia ai piedi della croce, la bacia, poi
ritorna, un po' confortata, dal Padre Guardiano.)


LEONORA
Più tranquilla l'alma sento,
dacché premo questa terra;
de' fantasmi lo spavento

più non provo farmi guerra...
più non sorge sanguinante
di mio padre l'ombra innante;
né terribile l'ascolto
la sua figlia maledir.

GUARDIANO
Sempre indarno qui rivolto
fu di Satana l'ardir.

LEONORA
Perciò tomba qui desìo,
fra le rupi ov'altra visse.

GUARDIANO
Che! Sapete?

LEONORA
Cleto il disse.

GUARDIANO
E volete... ?

LEONORA
Darmi a Dio.

GUARDIANO
Guai per chi si lascia illudere
dal delirio d'un momento!
Più fatal per voi sì giovane
giungerebbe il pentimento.

LEONORA
Ah, tranquilla l'alma sento, ecc.

GUARDIANO
Guai per chi si lascia illudere! Guai!
Chi può legger nel futuro?
Chi immutabil farvi il core?
E l'amante?

LEONORA
Involontario
m'uccise il genitor.

GUARDIANO
E il fratello?...

LEONORA
La mia morte
di sua mano egli giurò.

GUARDIANO
Meglio a voi le sante porte
schiuda un chiostro.

LEONORA
Un chiostro? No!
Se voi scacciate questa pentita,
andrò per balze, gridando aita,
ricovro ai monti, cibo alle selve,
e fin le belve ne avran pietà.
Ah, sì, del cielo qui udii la voce:
"Sàlvati all'ombra di questa croce"
Voi mi scacciate? Voi? È questo il porto.
Chi tal conforto mi toglierà?

GUARDIANO
A Te sia gloria, o Dio clemente,
Padre dei miseri onnipossente,

a Cui sgabello sono le sfere!
Il Tuo voler si compirà!
È fermo il voto?

LEONORA
È fermo.

GUARDIANO
V'accolga dunque Iddio.

LEONORA
Bontà divina!

GUARDIANO
Sol io saprò chi siate...
Tra le rupi è uno speco;
ivi starete.
Presso una fonte, al settimo
dì, scarso cibo porrovvi io stesso.

LEONORA
V'andiamo.

GUARDIANO (verso la porta)
Melitone?
(a Melitone che comparisce)
Tutti i fratelli con ardenti ceri,
dov'è l'ara maggiore,
nel tempio si raccolgan del Signore.
(Melitone rientra.)
Sull'alba il piede all'eremo
solinga volgerete;
ma pria dal pane angelico
conforto all'alma avrete.

Le sante lane a cingere
ite, e sia forte il cor, ah! -
sul nuovo calle a reggervi
v'assisterà il Signor.
(Entra nel convento, e ne ritorna subito portando un
abito da Francescano che presenta a Leonora.)


LEONORA
Tua grazia, o Dio,
sorride alla rejetta!
Oh, gaudio insolito!
Io son ribenedetta!
Già sento in me rinascere
a nuova vita il cor;
plaudite, o cori angelici,
mi perdonò il Signor.
Grazie o Signor, grazie o Signor.

GUARDIANO
Le sante lane a cingere, ecc.

LEONORA
Plaudite, o cori angelici,
mi perdonò il Signor, ecc.
(Entrano nel monastero. La gran porta della chiesa si
apre. Di fronte vedesi l'altar maggiore illuminato.
L'organo suona. Dai lati del coro procedono due lunghe
file di Frati con ceri ardenti. Più tardi il Padre
Guardiano precede Leonora in abito da frate; egli la
conduce fuor della chiesa; i frati gli si schierano
intorno. Leonora si prostra innanzi a lui, che stendendo
solennemente le mani sopra il suo capo intuona:)


GUARDIANO
Il santo nome di Dio Signore
sia benedetto.

CORO
Sia benedetto.

GUARDIANO
Un'alma a piangere viene l'errore,
fra queste balze chiede ricetto;
il santo speco noi le schiudiamo.
V'è noto il loco?

CORO
Lo conosciam.

GUARDIANO
A quell'asilo sacro, inviolato,
nessun si appressi.

CORO
Obbedirem.

GUARDIANO
Il cinto umile non sia varcato
che nel divide.

CORO
Nol varcherem.

GUARDIANO
A chi il divieto franger osasse,
o di quest'alma scoprir tentasse
nome o mistero: Maledizione!

CORO
Maledizione, maledizion!
Il cielo, il cielo fulmini, incenerisca,
l'empio mortale se tanto ardisca;
su lui scatenisi ogni elemento,
l'immonda cenere ne sperda il vento.

GUARDIANO (a Leonora)
Alzatevi, e partite. Alcun vivente
più non vedrete. Dello speco il bronzo
ne avverta se periglio vi sovrasti,
o, per voi giunto sia l'estremo giorno...
A confortarvi l'alma volerem,
pria che a Dio faccia ritorno.

CORO e
GUARDIANO
La Vergine degli Angeli
vi copra del suo manto,
e voi protegga vigile
di Dio l'Angelo santo.

LEONORA
La Vergine degli Angeli
mi copra del suo manto,
e me protegga vigile
di Dio l'Angelo santo.

TUTTI
La Vergine degli Angeli, ecc.
(Leonora bacia la mano al Padre Guardiano, e si dirige
sola verso lo speco dell'eremita. I frati, spente le
candele, si ritirano in chiesa. Il Padre Guardiano si
ferma alla porta e, aprendo le braccia nella direzione
dove Leonora è appena scomparsa, la benedice.)


ATTO TERZO

Scena prima

In Italia, presso Velletri
Bosco. Notte oscurissima. Don Alvaro in uniforme di
capitano spagnuolo dei Granatieri del Re si avanza
lentamente dal fondo. Si sentono voci interne a destra.


CORO
Attenti al gioco, attenti, attenti al gioco, attenti...

PRIMA VOCE
Un asso a destra.

SECONDA VOCE
Ho vinto.

PRIMA VOCE
Un tre a destra...
Cinque a manca.

SECONDA VOCE
Perdo.

DON ALVARO
La vita è inferno all'infelice.
Invano morte desìo!
Siviglia! Leonora!
Oh, rimembranza! Oh, notte
ch'ogni ben mi rapisti!
Sarò infelice eternamente, è scritto.
Della natal sua terra il padre volle

spezzar l'estranio giogo, e coll'unirsi
all'ultima degl'Incas la corona
cingere confidò. Fu vana impresa!
In un carcere nacqui; m'educava
il deserto; sol vivo perché ignota
è mia regale stirpe! I miei parenti
sognarono un trono e li destò la scure!
Oh, quando fine avran le mie sventure!
O tu che in seno agli angeli
eternamente pura,
salisti bella incolume
dalla mortal jattura,
non iscordar di volger
lo sguardo a me tapino,
che senza nome ed esule,
in odio del destino,
chiedo anelando, ahi, misero,
la morte d'incontrar.
Leonora mia, soccorrimi,
pietà del mio penar!
Pietà di me!

DON CARLO (dall'interno a destra)
Al tradimento!

CORO
Muoia!

DON ALVARO
Quali grida!

DON CARLO
Aita!

DON ALVARO
Si soccorra.

VOCI
Muoia! Muoia!
(Accorre al luogo onde si udivano le grida; si sente un
picchiare di spade; alcuni ufficiali attraversano la
scena fuggendo in disordine da destra a sinistra. Don
Alvaro ritorna con Don Carlo.)


DON ALVARO
Fuggir! Ferito siete?

DON CARLO
No, vi debbo la vita.

DON ALVARO
Chi erano?

DON CARLO
Assassini.

DON ALVARO
Presso al campo così?

DON CARLO
Franco dirò; fu alterco al gioco.

DON ALVARO
Comprendo, colà, a destra?

DON CARLO
Sì.

DON ALVARO
Ma come, sì nobile d'aspetto,
a quella bisca scendeste?

DON CARLO
Nuovo sono.
Con ordini del general sol ieri
giunsi; senza voi morto sarei.
Or dite a chi debbo la vita?

DON ALVARO
Al caso...

DON CARLO
Pria il mio nome dirò.
(fra sé)
Non sappia il vero.
(a Don Alvaro)
Don Felice de Bornos aiutante del duce...

DON ALVARO
Io, capitan de' Granatieri
Don Federico Herreros.

DON CARLO
La gloria dell'esercito!

DON ALVARO
Signore...

DON CARLO
Io l'amistà ne ambìa,
la chiedo, e spero.

DON ALVARO
lo pure della vostra sarò fiero.
(Si stringono le destre.)

DON ALVARO e
DON CARLO
Amici in vita e in morte
il mondo ne vedrà.
Uniti in vita e in morte
entrambi troverà.
(Si odono voci interne e squilli di trombe.)

CORO
All'armi! all'armi!

DON ALVARO e DON CARLO
Andiamo, all'armi!

DON CARLO
Con voi scendere al campo d'onor,
emularne l'esempio potrò.

DON ALVARO
Testimone del vostro valor
ammirarne le prove saprò.

CORO
All'armi! all'armi!
(Escono.)

Scena seconda

Una casa presso Velletri
È il mattino. Salotto nell'abitazione d'un ufficiale
superiore dell'esercito spagnolo in Italia. Si sente il
rumore della vicina battaglia.
(Un chirurgo militare ed alcuni soldati entrano dalla
porta comune e corrono alla finestra.)


SOLDATI
Arde la mischia!

CHIRURGO (guardando col cannocchiale)
Prodi i granatieri!

SOLDATI
Li guida Herreros...

CHIRURGO
Ciel!...Ferito ei cadde!...
piegano i suoi!...
L'aiutante li raccozza,
alla carica li guida!...
Già fuggon i nemici.
I nostri han vinto!

VOCI (esterne)
A Spagna gloria!

ALTRE VOCI
Viva l'Italia!

TUTTI
Vittoria!

CHIRURGO
Portan qui ferito il capitan.
(Don Alvaro ferito e svenuto è portato in una lettiga da
quattro Granatieri. Da un lato è il chirurgo, dall'altro
Don Carlo coperto di polvere ed assai afflitto. Un
soldato depone una valigia sopra un tavolino.)


DON CARLO
Piano...qui posi...approntisi il mio letto.

CHIRURGO
Silenzio.

DON CARLO
V'ha periglio?

CHIRURGO
La palla che ha nel petto mi spaventa.

DON CARLO
Deh, il salvate.

DON ALVARO (rinviene)
Ove son?

DON CARLO
Presso l'amico.

DON ALVARO
Lasciatemi morire.

DON CARLO
Vi salveran le nostre cure. Premio
l'Ordine vi sarà di Calatrava.

DON ALVARO
Di Calatrava! Mai, mai...

DON CARLO (fra sé)
Ché! Inorridì di Calatrava al nome!

DON ALVARO
Amico...

CHIRURGO
Se parlate...

DON ALVARO
Un detto sol...

DON CARLO (al chirurgo)
Ven prego, ne lasciate.
(Il chirurgo si ritira. Don Alvaro accenna a Don Carlo di
appressarsegli.)


DON ALVARO
Solenne in quest'ora,
giurarmi dovete
far pago un mio voto.

DON CARLO
Lo giuro, lo giuro.

DON ALVARO
Sul core cercate.

DON CARLO
Una chiave.

DON ALVARO (indicando la valigia)
Con essa trarrete un piego celato...
l'affido all'onore. Colà v'ha un mistero,
che meco morrà. S'abbruci me spento...

DON CARLO
Lo giuro, sarà.

DON ALVARO
Or muoio tranquillo;
vi stringo al cor mio.

DON CARLO
Amico, nel cielo!

DON CARLO e
DON ALVARO
Addio, addio, addio.
(Il chirurgo e le ordinanze trasportano il ferito nella
stanza da letto.)


DON CARLO
Morir! Tremenda cosa!
Sì intrepido, sì prode,
ei pur morrà! Uom singolar costui!
Tremò di Calatrava al nome!
A lui palese n'è forse il disonor?
Cielo! Qual lampo! S'ei fosse il seduttore?
Desso in mia mano, e vive!
Se m'ingannassi? Questa chiave il dica.
(Apre convulso la valigia, e ne trae un plico suggellato.)
Ecco i fogli! Che tento!
(Si ferma.)
E la fé che giurai?

E questa vita che debbo al suo valor?
Anch'io lo salvo!
S'ei fosse quell'lndo maledetto
che macchiò il sangue mio?...
ll suggello si franga. Niun qui mi vede.
No? Ben mi vegg'io!
(Getta il plico, e se ne allontana con raccapriccio.)
Urna fatale del mio destino,
va, t'allontana, mi tenti invano;
l'onor a terger qui venni, e insano
d'un'onta nuova nol macchierò.
Un giuro è sacro per l'uom d'onore;
que' fogli serbino il lor mistero...
Disperso vada il mal pensiero,
che all'atto indegno mi concitò.
E s'altra prova rinvenir potessi?...
Vediam.
(Torna a frugare nella valigia.)
Qui v'ha un ritratto...
suggel non v'è...nulla ei ne disse...
nulla promisi...s'apra dunque...
Ciel! Leonora!
Don Alvaro è il ferito!
Ora egli viva, e di mia man poi muoia!
(Il chirurgo appare alla porta.)
CHlRURGO
Lieta novella, è salvo!
(Parte.)

DON CARLO
È salvo! È salvo! O gioia!
Ah! egli è salvo! Oh gioia immensa
che m'innondi il cor, ti sento!

Potrò alfine il tradimento
sull'infame vendicar.
Leonora, ove t'ascondi?
Di': seguisti tra le squadre
chi del sangue di tuo padre
ti fe' il volto rosseggiar?
Ah! felice appien sarei
se potesse il brando mio
amendue d'averno al Dio
d'un sol colpo consacrar!
(Parte in gran fretta.)

Scena terza

Accampamento militare presso Velletri
Sul davanti a sinistra è una bottega da rigattiere; a
destra altra, ove si vendon cibi, bevande, frutta.
All'ingiro tende militari, baracche di rivenduglioli, ecc.
È notte, la scena è deserta.

(Una pattuglia entra cautamente in scena, esplorando
il campo.)


CORO
Compagni, sostiamo,
il campo esploriamo;
non s'ode rumor.
Non brilla un chiarore;
in sonno profondo
sepolto ognun sta.
Compagni inoltriamo,
il campo esploriamo,
fra poco la sveglia
suonare s'udrà..

(Si fa lentamente giorno. Entra Don Alvaro assorto nei
suoi pensieri.)


DON ALVARO
Né gustare m'è dato
un'ora di quiete;
affranta è l'alma dalla lotta crudel.
Pace ed oblio indarno io chieggo al cielo.
(Entra Don Carlo.)

DON CARLO
Capitano...

DON ALVARO
Chi mi chiama?
(riconoscendo Carlo)
Voi, che sì larghe cure mi prodigaste?

DON CARLO
La ferita vostra sanata è appieno?

DON ALVARO
Sì.

DON CARLO
Forte?

DON ALVARO
Qual prima.

DON CARLO
Sosterreste un duel?

DON ALVARO
Con chi?

DON CARLO
Nemici non avete?

DON ALVARO
Tutti ne abbiam...
ma a stento comprendo...

DON CARLO
No? Messaggio non v'inviava
Don Alvaro, l'Indiano?

DON ALVARO
Oh, tradimento!
Sleale! Il segreto fu dunque violato?

DON CARLO
Fu illeso quel piego,
l'effigie ha parlato.
Don Carlo di Vargas, tremate, io sono.

DON ALVARO
D'ardite minacce
non m'agito al suono.

DON CARLO
Usciamo all'istante, un deve morire.

DON ALVARO
La morte disprezzo, ma duolmi inveire
contro'uom che per primo amistade m'offria.

DON CARLO
No, no, profanato tal nome non sia.

DON ALVARO
Non io, fu il destino, che il padre v'ha ucciso;
non io che sedussi quell'angiol d'amore.
Ne guardano entrambi e dal paradiso
ch'io sono innocente vi dicono al core.

DON CARLO
Adunque colei?

DON ALVARO
La notte fatale
io caddi per doppia ferita mortale;
guaritone, un anno in traccia ne andai,
ahimè, ch'era spenta Leonora trovai!

DON CARLO
Menzogna! menzogna!
La suora ospitavala antica parente:
vi giunsi, ma tardi...

DON ALVARO
Ed ella?

DON CARLO
Fuggente.

DON ALVARO
E vive! Ella vive, gran Dio!

DON CARLO
Sì, vive.

DON ALVARO
Don Carlo, amico, il fremito
ch'ogni mia fibra scuote

vi dica che quest'anima
infame esser non puote.
Vive! Gran Dio, quell'angelo...

DON CARLO
Ma in breve morirà.
Ella vive, ma in breve morirà.

DON ALVARO
No, d'un imene il vincolo
stringa fra noi la speme;
e s'ella vive, insieme
cerchiamo, cerchiamo ove fuggì.
Giuro che illustre origine
eguale a voi mi rende,
e che il mio stemma splende,
come rifulge il dì.

DON CARLO
Stolto! Fra noi dischiudesi
insanguinato avello;
come chiamar fratello
chi tutto a me rapì?
D'eccelsa o vile origine,
è d'uopo ch'io vi spegna,
e dopo voi l'indegna
che il sangue suo tradì.

DON ALVARO
Che dite?

DON CARLO
Ella morrà.

DON ALVARO
Tacete.

DON CARLO
Il giuro a Dio, morrà l'infame.

DON ALVARO
Voi pria cadrete nel fatal certame.

DON CARLO
Morte! ov'io non cada esanime
Leonora giungerò.
Tinto ancor del vostro sangue
quest'acciar le immergerò.

DON ALVARO
Morte! Sì! Col brando mio
un sicario ucciderò;
il pensier volgete a Dio;
l'ora vostra alfin suonò.

DON ALVARO,
DON CARLO
A morte! Andiam!
(Sguainano le spade e si battono furiosamente. Accorre
la pattuglia del campo per separarli.)


CORO
Fermi, arrestate!

DON CARLO (furente)
No. La sua vita o la mia - tosto.

CORO
Lunge di qua si tragga.

DON ALVARO (fra sé)
Forse...del ciel l'aita a me soccorre.

DON CARLO
Colui morrà!

CORO (a Carlo che cerca svincolarsi)
Vieni!

DON CARLO (ad Alvaro)
Carnefice del padre mio!

DON ALVARO
Or che mi resta? Pietoso Iddio,
tu ispira, illumina il mio pensier.
Al chiostro, all'eremo, ai santi altari
l'oblio, la pace chiegga il guerrier.
(Parte. Ad uno ad uno escono tutti. Spunta il sole - il
rullo dei tamburi e lo squillo delle trombe danno il
segnale della sveglia. La scena va animandosi poco a
poco. Soldati spagnoli ed italiani di tutte le armi
sortono dalle tende ripulendo schioppi, spade,
uniformi, ecc. Vivandiere che vendono liquori, frutta,
pane, ecc. Preziosilla dall'alto d'una baracca predica la
buona ventura.)


CORO
Lorché pifferi e tamburi
par che assordino la terra,
siam felici, ch'è la guerra
gioia e vita al militar.
Vita gaia, avventurosa,
cui non cal doman né ieri,

ch'ama tutti i suoi pensieri
sol nell'oggi concentrar.

PREZIOSILLA (alle donne)
Venite all'indovina
ch'è giunta da lontano,
e puote a voi l'arcano
futuro decifrar.
(ai soldati)
Correte a lei d'intorno,
la mano le porgete,
le amanti apprenderete
se fide vi restar.

CORO
Andate/Andiamo all'indovina,
la mano le porgiamo/porgete,
le belle udir possiamo
se fide a voi/noi restar.
Avanti, avanti, avanti.

SOLDATI
Qua, vivandiere, un sorso.
(Le vivandiere offrono loro da bere.)

UN SOLDATO
Alla salute nostra!

TUTTI (bevendo)
Viva! Viva!
(L'attenzione è attirata da Trabuco rivendugliolo, che
dalla bottega a sinistra viene con una cassetta al collo
portante vari oggetti di meschino valore.)


TRABUCO
A buon mercato chi vuol comprare?
Forbici, spille, sapon perfetto!
Io vendo e compero qualunque oggetto,
concludo a pronti qualunque affar.

UN SOLDATO
Ho qui un monile; quanto mi dài?

UN ALTRO SOLDATO
V'è una collana. Se vuoi la vendo.

TERZO SOLDATO
Questi orecchini li pagherai?

TUTTI (mostrando anelli, orologi, ecc.)
Vogliamo vendere...

TRABUCO
Ma quanto vedo
tutto è robaccia, brutta robaccia, brutta robaccia.

TUTTI
Tale, o furfante, è la tua faccia.

TRABUCO
Pure aggiustiamoci, per ogni pezzo
dò trenta soldi.

TUTTI
Da ladro è il prezzo.

TRABUCO
Ih, quanta furia! C'intenderemo,
qualch'altro soldo v'aggiungeremo.
Date qua subito!

TUTTI
Purché all'istante
venga il danaro bello e sonante.

TRABUCO
Prima la merce, qua, colle buone.

TUTTI (dandogli le robe)
A te.

TRABUCO (ritira le robe e paga)
A te, a te, benone.

TUTTI (cacciandolo)
Sì, sì, ma vattene!

TRABUCO (frasé, contento)
Che buon affare!
(forte)
A buon mercato chi vuol comprare?
(Si avvia verso un'altro lato del campo. Detti e
contadini questuanti con ragazzi a mano.)
CONTADINE
Pane, pan per carità!
Tetti e campi devastati
n'ha la guerra, ed affamati
cerchiam pane per pietà.
(Alcune reclute piangenti che giungono scortate.)

RECLUTE
Povere madri deserte nel pianto
per dura forza dovemmo lasciar.
Della beltà n'han rapiti all'incanto,
a' nostre case vogliamo tornar.

VIVANDIERE
(circondando le reclute e dando loro del vino)
Non piangete, giovanotti,
per le madri e per le belle;
v'ameremo quai sorelle,
vi sapremo consolar.
Certo il diavolo non siamo;
quelle lagrime tergete,
al passato, ben vedete,
ora è inutile pensar.

PREZIOSILLA
(si mischia alle reclute; ne prende qualcuna sotto
braccio, e dice loro giocosamente:)
Che vergogna! Che vergogna! Su, coraggio!
Bei figliuoli, siete pazzi?
Se piangete quai ragazzi
vi farete corbellar.
Un'occhiata a voi d'intorno,
e scommetto che indovino;
ci sarà più d'un visino
che sapravvi consolar.
Su, coraggio, coraggio, coraggio!

TUTTI
Nella guerra è la follia
che dee il campo rallegrar;
viva, viva la pazzia
che qui sola ha da regnar!
(Le vivandiere prendono francamente le reclute pel
braccio, e s'incomincia vivacissima danza generale.
Ben presto la confusione e lo schiamazzo giungono al
colmo. Entra Fra Melitone che, preso nel vortice della
danza, è per un momento costretto a ballare colle
vivandiere. Finalmente, riuscito a fermarsi, Melitone
esclama:)

MELITONE
Toh!Toh! Poffare il mondo! Oh, che tempone!
Corre ben l'avventura! Anch'io ci sono!
Venni di Spagna a medicar ferite,
ed alme a mendicar. Che vedo?
È questo un campo di Cristiani,
o siete Turchi?
Dove s'è visto berteggiar la santa
domenica così? Ben più faccenda
le bottiglie vi dan che le battaglie!
E invece di vestir cenere e sacco,
qui si tresca con Venere e con Bacco?
Il mondo è fatto una casa di pianto;
ogni convento ora è covo del vento!
l santuari spelonche
divantâr di sanguinari;
Perfino i tabernacoli di Cristo
fatti son ricettacoli del tristo.
Tutto va, tutto va a soqquadro.
E la ragion? La ragion?
Pro peccata vestra, pei vostri peccati.

SOLDATI
Ah, frate, frate!

MELITONE
Voi le feste
calpestate, rubate, bestemmiate...

SOLDATI ITALIANI
Togone infame!

SOLDATI SPAGNUOLI
Segui pur, padruccio.

MELITONE
E membri e capi siete d'una stampa...
tutti eretici.
Tutti, tutti cloaca di peccati.
E finché il mondo
puzzi di tal pece,
non isperi la terra alcuna pace.

SOLDATI ITALIANI (circondandolo)
Dàlli, dàlli!

SOLDATI SPAGNUOLI (difendendolo)
Scappa, scappa!

SOLDATI ITALIANI
Dàlli! Dàlli sulla cappa!
(Cercano di picchiarlo, ma scappa, seguitando a
predicare.)


PREZIOSILLA
(ai soldati che lo inseguono uscendo dalla scena)
Lasciatelo ch'ei vada.
Far guerra ad un cappuccio! Bella impresa!
Non m'odon? Sia il tamburo sua difesa.

(Prende a caso un tamburo e imitata da qualche
tamburino lo suona. I soldati accorrono tosto a
circondarla seguiti da tutta la turba.)


PREZIOSILLA e CORO
Rataplan, rataplan, della gloria
pel soldato ritempra l'ardor,
rataplan, rataplan, di vittoria
questo suono è segnal precursor!
Rataplan, rataplan or le schiere
son guidate raccolte a pugnar!
Rataplan, rataplan, le bandiere
del nemico si veggon piegar!
Rataplan, pim pum pum, inseguite
chi la terga, fuggendo, voltò...
Rataplan, le gloriose ferite
col trionfo il destin coronò.
Rataplan, rataplan, la vittoria
più rifulge de' figli al valor!...
Rataplan, rataplan, la vittoria
al guerriero conquista ogni cor.
Rataplan, rataplan, rataplan!
(Escono correndo.)

ATTO QUARTO

Vicinanze d'Hornachuelos

Scena prima

Interno del convento della Madonna degli Angeli.
Un meschino porticato circonda una corticella con
aranci, oleandri, gelsomini. Alla sinistra dello
spettatore è la porta che mette alla via; a destra altra
porta sopra la quale si legge "Clausura".
(Il Padre Guardiano passeggia gravemente leggendo il
breviario. Dalla sinistra entrano molti pezzenti d'ogni
età e sesso con rozze scodelle alla mano, pignatte o
piatti.)


CORO DEI MENDICANTI
Fate la carità,
è un'ora che aspettiamo!
Andarcene dobbiam, andarcene dobbiamo,
andarcene dobbiam, la carità, la carità!
(Melitone, che viene dalla destra coperto il ventre
d'ampio grembiale bianco, ed aiutato da altro laico,
porta una grande caldaia a due manichi, che
depongono nel centro; il laico riparte.)

MELITONE
Che? Siete all'osteria? Quieti...
(Comincia a distribuire la zuppa.)

MENDICANTI (spingendo e urtando)
Qui, presto a me, presto a me, ecc.

MELITONE
Quieti, quieti, quieti, quieti.

VECCHI
Quante porzioni a loro!
Tutto vorrian per sé.
N'ebbe già tre Maria!

UNA DONNA (a Melitone)
Quattro a me...

CORO
Quattro a lei!
UNA DONNA
Sì, perché ho sei figliuoli...

MELITONE
Perché ne avete sei?

UNA DONNA
Perché li mandò Iddio.

MELITONE
Sì, Dio...Dio. Non li avreste
se al par di me voi pure la schiena
percoteste con aspra disciplina,
e più le notti intere passaste
recitando rosari e Miserere...

GUARDIANO
Fratel...

MELITONE
Ma tai pezzenti son di fecondità
davvero spaventosa...

GUARDIANO
Abbiate carità.

VECCHI
Un po' di quel fondaccio ancora ne donate.

MELITONE
Il ben di Dio, bricconi, fondaccio
voi chiamate?

CORO (porgendo le loro scodelle)
A me, padre a me, a me, a me, ecc.

MELITONE
Oh, andatene in malora,
o il ramajuol sul capo
v'aggiusto bene or ora...
Io perdo la pazienza! ecc.

GUARDIANO
Carità.

DONNE
Più carità ne usava il padre Raffael.

MELITONE
Sì, sì, ma in otto giorni
avutone abbastanza
di poveri e minestra,
restò nella sua stanza,
e scaricò la soma
sul dosso a Melitone...
E poi con tal canaglia
usar dovrò le buone?

GUARDIANO
Soffrono tanto i poveri...
La carità è un dovere.

MELITONE
Carità con costoro
che il fanno per mestiere?
Che un campanile abbattere
co' pugni sarien buoni,
che dicono fondaccio,
fondaccio il ben di Dio...
Bricconi, bricconi, bricconi!
E dicono fondaccio, ecc.

DONNE
Oh, il padre Raffaele! ecc.

UOMINI
Era un angelo! Un santo! ecc.

MELITONE
Non mi seccate tanto! Non mi seccate tanto!

MENDICANTI
Un santo! Un santo!
Sì, sì, sì, sì, un santo! ecc.

MELITONE
(Fa rotolare la caldaia con un calcio.)
Il resto, a voi prendetevi,
non voglio più parole, ecc.
Fuori di qua, lasciatemi,
sì, fuori, al sole, al sole,
lasciatemi, ecc.

Pezzenti più di Lazzaro,
sacchi di pravità...
via, via bricconi, al diavolo,
toglietevi di qua;
pezzenti più di Lazzaro, ecc.

MENDICANTI
Oh, il padre Raffaele!
Era un angel! Era un santo! ecc.

MELITONE
Pezzenti più di Lazzaro, ecc.
MENDICANTI
Il padre Raffaele!
Era un angelo! Un santo! ecc.

MELITONE
Fuori di qua! Lasciatemi, ...
fuori, fuori, via di qua! ecc.
(Infuriato il frate li scaccia dal porticato. Poi tira fuori
dalla manica un fazzoletto e si asciuga la fronte. Si
suona con forza il campanello alla porta.)


GUARDIANO
Giunge qualcuno, aprite.
(Esce. Melitone apre la porta e ritorna con Don Carlo,
avviluppato in un grande mantello.)


DON CARLO (alteramente)
Siete il portiere?

MELITONE (fra sé)
È goffo ben costui!
(forte)
Se apersi, parmi...

DON CARLO
Il padre Raffaele?

MELITONE (fra sé)
Un altro!
(forte)
Due ne abbiamo;
l'un di Porcuna, grasso,
sordo come una talpa, un altro scarno,
bruno, occhi...
(fra sé)
Ciel, quali occhi!
(forte)
Voi chiedete?

DON CARLO
Quel dell'inferno.

MELITONE (fra sé)
È desso!... è desso!
(forte)
E chi gli annuncio?

DON CARLO
Un cavalier.

MELITONE (fra sé)
Qual boria! È un mal arnese, sì, sì.
(Esce.)

DON CARLO
Invano Alvaro ti celasti al mondo
e d'ipocrita veste scudo facesti alla viltà.
Del chiostro ove t'ascondi mi additò la via
l'odio e la sete di vendetta; alcuno
qui non sarà che ne divida.
Il sangue, solo il tuo sangue può lavar l'oltraggio
che macchiò l'onor mio:
e tutto il verserò, lo giuro a Dio.
(Entra Alvaro, in abito di frate.)

DON ALVARO
Fratello...

DON CARLO
Riconoscimi.

DON ALVARO
Don Carlo! Voi, vivente!

DON CARLO
Da un lustro ne vò in traccia,
ti trovo, ah! ti trovo finalmente...
Col sangue sol cancellasi
l'infamia ed il delitto.
Ch'io ti punisca è scritto
sul libro del destin.
Tu prode fosti, or monaco,
un'arma qui non hai...
Deggio il tuo sangue spargere,
scegli, due ne portai.

DON ALVARO
Vissi nel mondo, intendo;
or queste vesti, l'eremo,

dicon che i falli ammendo,
che penitente è il cor.
Lasciatemi, lasciatemi.

DON CARLO
Difendere quel sajo, né il deserto,
codardo, te non possono.

DON ALVARO (trasalendo)
Codardo! Tale asserto...
(fra sé)
No, no! Assistimi, Signore!
(a Don Carlo)
Le minaccie, i fieri accenti,
portin seco in preda i venti;
perdonatemi, pietà,
o fratel, pietà, pietà!
A che offendere cotanto
chi fu solo sventurato?
Deh, chiniam la fronte al fato,
o fratel, pietà, pietà.

DON CARLO
Tu contamini tal nome...
Ah! una suora mi lasciasti
che tradita abbandonasti,
all'infamia, al disonor.

DON ALVARO
No, non fu disonorata.
Ve lo giura un sacerdote!
Sulla terra l'ho adorata
come in cielo amar si puote.
L'amo ancor, e s'ella m'ama
più non brama questo cor.

DON CARLO
Non si placa il mio furore
per mendace e vile accento.
L'arme impugna, ed al cimento
scendi meco, o traditor.

DON ALVARO
Se i rimorsi, il pianto omai
non vi parlano per me
qual nessun mi vide mai,
io mi prostro al vostro piè!
(Si getta ai piedi di Don Carlo.)

DON CARLO
Ah! la macchia del tuo stemma
or provasti con quest'atto!

DON ALVARO (saltando in piedi arrabbiato)
Desso splende più che gemma.

DON CARLO
Sangue il tinge di mulatto.

DON ALVARO (non potendo più frenarsi)
Per la gola voi mentite!
A me un brando!
(Impugna una spada.)
Un brando, uscite!

DON CARLO
Finalmente!

DON ALVARO
No, l'inferno non trionfi.
Va, riparti.
(Getta la spada.)

DON CARLO
Ti fai dunque di me scherno?

DON ALVARO
Va.

DON CARLO
S'ora meco misurarti,
o vigliacco, non hai core,
ti consacro al disonore.
(Gli dà uno schiaffo.)

DON ALVARO (furente)
Ah, segnasti la tua sorte!
Morte!
(Raccoglie la spada.)

DON CARLO
Morte! A entrambi morte!

DON CARLO e
DON ALVARO
Ah! Vieni a morte, a morte andiam!
(Escono precipitosamente.)

Scena seconda

Fuori la grotta di Leonora
Valle tra le rupi inaccessibili, attraversata da un
ruscello. Nel fondo a sinistra dello spettatore è una
grotta con porta praticabile, e sopra una campana che
si potrà suonare dall'interno. È il tramonto. La scena si
oscura lentamente; la luna apparisce splendidissima.

(Leonora, pallida, sfigurata, esce dalla grotta
agitatissima.)


LEONORA
Pace, pace, mio Dio!
Cruda sventura
m'astringe, ahimè, a languir;
come il dì primo
da tant'anni dura
profondo il mio soffrir.
L'amai, gli è ver!
Ma di beltà e valore
cotanto Iddio l'ornò,
che l'amo ancor,
né togliermi dal core
l'immagin sua saprò.
Fatalità! Fatalità! Fatalità!
Un delitto disgiunti n'ha quaggiù!
Alvaro, io t'amo,
su nel cielo è scritto:
non ti vedrò mai più!
Oh, Dio, Dio, fa ch'io muoia;
ché la calma può darmi morte sol.
Invan la pace qui sperò quest'alma
in preda a tanto, a tanto duol.
(Si dirige ad una pietra su cui il Padre Guardiano le ha
lasciato qualcosa da mangiare.)
Misero pane, a prolungarmi vieni
la sconsolata vita...Ma chi giunge?
Chi profanare ardisce il sacro loco?
Maledizione, maledizione, maledizione!
(Torna rapidamente alla grotta, e vi si rinchiude.)

DON CARLO (dentro la scena)
Io muoio! Confessione! L'alma salvate.

DON ALVARO (entrando con la spada sguainata)
È questo ancora sangue d'un Vargas.

DON CARLO
Confessione...

DON ALVARO (gettando la spada a terra)
Maledetto io sono;
ma...qui presso è un eremita...
(Corre alla grotta e batte alla porta.)
A confortar correte un uom che muor...

LEONORA (dall'interno)
Nol posso.

DON ALVARO
Fratello! In nome del Signor.

LEONORA
Nol posso.

DON ALVARO (battendo più forte)
È d'uopo.

LEONORA (dall'interno, suonando la campana)
Aiuto! Aiuto!

DON ALVARO
Deh, venite!
(Leonora si presenta sulla porta.)

LEONORA
Temerari, del ciel l'ira fuggite!

DON ALVARO
Una donna! Qual voce!
Ah no...uno spettro...

LEONORA (riconoscendo Don Alvaro)
Che miro!

DON ALVARO
Tu...Leonora...

LEONORA
Egli è ben desso...
Io ti riveggo ancora...

DON ALVARO
Lungi...lungi da me...queste mie mani
grondano sangue. Indietro!

LEONORA
Che mai parli?

DON ALVARO (indicando il bosco)
Là giace spento un uom.

LEONORA
Tu l'uccidesti?

DON ALVARO
Tutto tentai per evitar la pugna.
Chiusi i miei dì nel chiostro.
Ei mi raggiunse...m'insultò...l'uccisi.

LEONORA
Ed era?

DON ALVARO
Tuo fratello!

LEONORA
Gran Dio!
(Corre ansante verso il bosco.)

DON ALVARO
Destino avverso, come a scherno mi prendi!
Vive Leonora e ritrovarla deggio
or che versai di suo fratello il sangue!

LEONORA (dall'interno, mette un grido)
Ah!

DON ALVARO
Qual grido! Che avvenne?
(Leonora ferita entra sostenuta dal Guardiano.)
Ella, ferita!

LEONORA (morente)
Nell'ora estrema perdonar non seppe.
E l'onta vendicò nel sangue mio.

DON ALVARO
E tu paga non eri, o vendetta di Dio!
Maledizione!

GUARDIANO
Non imprecare, umiliati
a Lui ch'è giusto e santo,
che adduce a eterni gaudii
per una via di pianto;
d'ira e furor sacrilego
non proferir parola;
vedi, vedi quest'angiol vola
al trono del Signor.

LEONORA
Sì, piangi e prega.
Di Dio il perdono io ti prometto.

DON ALVARO
Un reprobo, un maledetto io sono.
Flutto di sangue inalzasi fra noi.

LEONORA
Piangi! Prega!

GUARDIANO
Prostrati!

LEONORA
Di Dio il perdon io ti prometto. Prega!

DON ALVARO
A quell'accento più non poss'io resistere.
(Si getta ai piedi di Leonora.)

GUARDIANO
Prostrati!

DON ALVARO
Leonora, io son redento,
dal ciel son perdonato!

LEONORA e GUARDIANO
Sia lode a Te, Signor.

LEONORA (a Don Alvaro)
Lieta poss'io precederti
alla promessa terra.
Là cesserà la guerra,
santo l'amor, santo l'amor sarà.

DON ALVARO
Tu mi condanni a vivere
e m'abbandoni intanto!
Il reo, il reo soltanto
dunque impunito andrà!

GUARDIANO
Santa del suo martirio,
ella al Signor ascenda,
e il suo morire ne apprenda
la fede, la pietà!

LEONORA
In ciel ti attendo, addio!

DON ALVARO
Deh, non lasciarmi, Leonora, ah no, non lasciarmi...

GUARDIANO
E il suo martirio, ecc.

LEONORA
Ah...ti precedo...Alvaro...Ah... Alvar...Ah!
(Muore.)

DON ALVARO
Morta!

GUARDIANO
Salita a Dio!

FINE
libretto by Francesco Maria Piave 

 

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