Tosca” by Giacomo Puccini libretto (Italian)

Personaggi

Floria Tosca, celebre cantante (soprano)
Mario Cavaradossi, pittore (tenore)
Il Barone Scarpia, capo della polizia (baritono)
Cesare Angelotti (basso)
Il Sagrestano (basso)
Spoletta, agente di polizia (tenore)
Sciarrone, Gendarme (basso)
Un carceriere (basso)
Un pastore (voce bianca)

ATTO PRIMO

La Chiesa di Sant'Andrea della Valle
(A destra la Cappella Attavanti. A sinistra un
impalcato; su di esso un gran quadro coperto da
tela. Attrezzi vari da pittore. Un paniere. Entra
Angelotti vestito da prigioniero, lacero, sfatto,
tremante dalla paura, quasi correndo. Dà una
rapida occhiata intorno.)


ANGELOTTI
Ah! Finalmente! Nel terror mio stolto
vedea ceffi di birro in ogni volto.
(Torna a guardare attentamente intorno a sé con
più calma a riconoscere il luogo. Dà un sospiro di
sollievo vedendo la colonna con la pila dell'acqua
santa e la Madonna.)
La pila...la colonna...
"A piè della Madonna"
mi scrisse mia sorella...
(Vi si avvicina, cerca ai piedi della Madonna e ne
ritira, con un soffocato grido di gioia, una chiave.)

Ecco la chiave, ed ecco la cappella!
(Con grande precauzione introduce la chiave nella
serratura della Cappella Attavanti, apre la
cancellata, penetra nella cappella, richiude e
scompare. Il sagrestano entra dal fondo tenendo
fra le mani un mazzo di pennelli, e parlando ad alta
voce come se rivolgesse la parola a qualcuno.)

SAGRESTANO
E sempre lava! Ogni pennello è sozzo
peggio d'un collarin d'uno scagnozzo.
Signor pittore...Tò!
(Guarda verso l'impalcato dove sta il quadro e,
vedendolo deserto, esclama sorpreso:)

Nessuno. Avrei giurato
che fosse ritornato
il cavalier Cavaradossi.
(Depone i pennelli, sale sull'impalcato, guarda
dentro il paniere e dice:)
No, sbaglio,
il paniere è intatto.
(Suona l'Angelus. Il sagrestano si inginocchia e
prega sommesso:)
Angelus Domini nuntiavit Mariae,
et concepit de Spiritu Sancto.
Ecce ancilla Domini;
fiat mihi secundum Verbum tuum
et Verbum caro factum est
et habitavit in nobis...
(Cavaradossi entra dalla porta laterale e vede il
sagrestano in ginocchio.)


CAVARADOSSI
Che fai?

SAGRESTANO (alzandosi)
Recito L'Angelus.
(Cavaradossi sale sull'impalcato e scopre il
quadro. È una Maria Maddalena a grandi occhi
azzurri con una gran pioggia di capelli dorati. Il
pittore vi sta dinanzi muto, osservando
attentamente. Il sagrestano, volgendosi verso
Cavaradossi per dirigergli la parola, vede il quadro
scoperto e dà un grido di meraviglia.)

Sante ampolle!
Il suo ritratto!

CAVARADOSSI
Di chi?

SAGRESTANO
Di quell'ignota
che i dì passati a pregar qui venia.
Tutta devota... e pia.
(Accenna verso la Madonna dalla quale Angelotti
trasse la chiave.)


CAVARADOSSI
È vero. E tanto ell'era
infervorata nella sua preghiera
ch'io ne pinsi, non visto, il bel sembiante.

SAGRESTANO (fra sé)
Fuori, Satana, fuori!

CAVARADOSSI
Dammi i colori.
(Il sagrestano eseguisce. Cavaradossi dipinge con
rapidità e si sofferma spesso a riguardare; il
sagrestano va e viene, portando una catinella
entro la quale continua a lavare i pennelli. A un
tratto Cavaradossi si ristà di dipingere; leva di
tasca un medaglione contenente una miniatura e
gli occhi suoi vanno dal medaglione al quadro.)

Recondita armonia
di bellezze diverse! È bruna Floria,
l'ardente amante mia...

SAGRESTANO (fra sé)
Scherza coi fanti e lascia stare i santi...

CAVARADOSSI
E te, beltade ignota...
cinta di chiome bionde,
tu azzurro hai l'occhio,
Tosca ha l'occhio nero!

SAGRESTANO (fra sé)
Scherza coi fanti e lascia stare i santi...

CAVARADOSSI
L'arte nel suo mistero
le diverse bellezze insiem confonde;
ma nel ritrar costei

il mio solo pensiero, Tosca, sei tu!

SAGRESTANO (fra sé, in disparte)
Queste diverse gonne
che fanno concorrenza alle Madonne
mandan tanfo d'inferno.
Scherza coi fanti e lascia stare i santi...
Ma con quei cani di volterriani,
nemici del santissimo governo,
non c'è da metter voce!
Scherza coi fanti e lascia stare i santi...
Già, sono impenitenti tutti quanti!
Facciam piuttosto il segno della croce.
(a Cavaradossi)
Eccellenza, vado?

CAVARADOSSI
Fa il tuo piacere!
(Continua a dipingere.)

SAGRESTANO
Pieno è il paniere...
Fa penitenza?

CAVARADOSSI
Fame non ho.

SAGRESTANO
(con ironia, stropicciandosi le mani)
Oh! Mi rincresce!
(Non può trattenere un gesto di gioia e uno
sguardo di avidità verso il cesto che prende,
ponendolo un po' in disparte.)


Badi, quand'esce chiuda.

CAVARADOSSI
Va!

SAGRESTANO
Vo.
(S'allontana per il fondo. Cavaradossi, volgendo le
spalle alla cappella, lavora. Angelotti, credendo
deserta la chiesa, appare dietro la cancellata e
introduce la chiave per aprire.)


CAVARADOSSI
(al cigolio della serratura si volta)
Gente là dentro!
(Al movimento fatto da Cavaradossi, Angelotti,
atterrito, si arresta come per rifugiarsi ancora nella
cappella, ma, alzati gli occhi, un grido di gioia, che
egli soffoca tosto, timoroso, erompe dal suo petto.
Egli ha riconosciuto il pittore, e gli stende la
braccia come ad un aiuto inaspettato.)


ANGELOTTI
Voi! Cavaradossi!
Vi manda Iddio!
Non mi ravvisate?
Il carcere mi ha dunque assai mutato.

CAVARADOSSI
(guarda fiso il volto di Angelotti, e, finalmente, lo
ravvisa. Depone rapido tavolozza e pennelli.
Scende dall'impalcato verso Angelotti guardandosi
cauto intorno.)


Angelotti! Il Console
della spenta repubblica romana!
(Corre a chiudere la porta a destra.)

ANGELOTTI
Fuggii pur ora da Castel Sant'Angelo.

CAVARADOSSI
Disponete di me.

TOSCA (fuori)
Mario!
(Alla voce di Tosca, Cavaradossi fa un cenno ad
Angelotti di tacere.)


CAVARADOSSI
Celatevi! È una donna gelosa.
Un breve istante e la rimando.

TOSCA
Mario!

CAVARADOSSI
(verso la porta da dove viene la voce)
Eccomi!

ANGELOTTI
(colto da un accesso di debolezza, si appoggia
all'impalcato)

Sono stremo di forze; più non reggo.

CAVARADOSSI
(sale sull'impalcato, ne discende col paniere e,
incoraggiando Angelotti, lo spinge verso la
cappella)


In questo panier v'è cibo e vino.

ANGELOTTI
Grazie!

CAVARADOSSI
Presto!
(Angelotti entra nella cappella.)

TOSCA
(sempre fuori, chiamando stizzita)
Mario! Mario! Mario!

CAVARADOSSI (apre il cancello)
Son qui.

TOSCA
(entra con una specie di violenza, allontana
bruscamente Cavaradossi che vuole abbracciarla,
e guarda sospettosa intorno a sé)

Perché chiuso?

CAVARADOSSI
Lo vuole il sagrestano.

TOSCA
A chi parlavi?

CAVARADOSSI
A te!

TOSCA
Altre parole bisbigliavi.

Ov'è?...

CAVARADOSSI
Chi?

TOSCA
Colei!... Quella donna!
Ho udito i lesti
passi e un fruscio di vesti...

CAVARADOSSI
Sogni!

TOSCA
Lo neghi?

CAVARADOSSI (fa per baciarla)
Lo nego e t'amo!

TOSCA (con dolce rimprovero)
Oh! Innanzi la Madonna.
No, Mario mio!
Lascia pria che la preghi, che l'infiori.
(Si avvicina alla Madonna, dispone con arte intorno
a essa i fiori che ha portato con sé, s'inginocchia
e prega con molta devozione; poi s'alza e dice a
Cavaradossi che si è avviato per riprendere il
lavoro:)
Ora stammi a sentir; stasera canto,
ma è spettacolo breve. Tu m'aspetti
sull'uscio della scena
e alla tua villa andiam soli, soletti.

CAVARADOSSI (che fu sempre soprappensiero)
Stasera?
TOSCA
È luna piena
e il notturno effluvio floreal
inebria il cor. Non sei contento?

CAVARADOSSI
(ancora un po' distratto e pensieroso)
Tanto!

TOSCA (colpita da quell'accento)
Tornalo a dir!

CAVARADOSSI
Tanto!

TOSCA
Lo dici male. Lo dici male.
(Va a sedere sulla gradinata presso Cavaradossi.)
Non la sospiri, la nostra casetta
che tutta ascosa nel verde ci aspetta?
Nido a noi sacro, ignoto al mondo inter,
pien d'amore e di mister?
Al tuo fianco sentire
per le silenziose
stellate ombre, salir
le voci delle cose!
Dai boschi e dai roveti,
dall'arse erbe, dall'imo
dei franti sepolcreti
odorosi di timo,
la notte escon bisbigli
di minuscoli amori

e perfidi consigli
che ammolliscono i cuori.
Fiorite, o campi immensi, palpitate,
aure marine, nel lunare albor.
Ah... piovete voluttà, volte stellate!
Arde in Tosca un folle amor!

CAVARADOSSI
Ah! M'avvinci nei tuoi lacci, mia sirena...

TOSCA
Arde a Tosca nel sangue il folle amor!

CAVARADOSSI
Mia sirena, verrò!

TOSCA
O mio amore!

CAVARADOSSI
(guarda verso la parte d'onde uscì Angelotti)
Or lasciami al lavoro.

TOSCA
Mi discacci?

CAVARADOSSI
Urge l'opra, lo sai.

TOSCA
Vado! Vado!
(Alza gli occhi e vede il quadro.)
Chi è quella donna bionda lassù?

CAVARADOSSI
La Maddalena. Ti piace?

TOSCA
È troppo bella!

CAVARADOSSI (ridendo)
Prezioso elogio!

TOSCA (sospettosa)
Ridi?
Quegli occhi cilestrini già li vidi...

CAVARADOSSI (con indifferenza)
Ce n'è tanti pel mondo!

TOSCA (cercando ricordare)
Aspetta... aspetta...
È l'Attavanti!

CAVARADOSSI
Brava!

TOSCA (cieca di gelosia)
La vedi? T'ama! Tu l'ami? Tu l'ami?

CAVARADOSSI
Fu puro caso...

TOSCA
Quei passi e quel bisbiglio...
Ah... Qui stava pur ora!

CAVARADOSSI
Vien via!

TOSCA
Ah, la civetta! A me, a me!

CAVARADOSSI (serio)
La vidi ieri, ma fu puro caso...
A pregar qui venne...
Non visto la ritrassi.

TOSCA
Giura!

CAVARADOSSI
Giuro!

TOSCA (sempre con gli occhi rivolti al quadro)
Come mi guarda fiso!

CAVARADOSSI
Vien via!

TOSCA
Di me beffarda, ride.

CAVARADOSSI
Follia!
(La tiene presso di sé, fissandola.)

TOSCA (insistente)
Ah, quegli occhi...

CAVARADOSSI
Quale occhio al mondo può star di paro

all'ardente occhio tuo nero?
È qui che l'esser mio s'affisa intero,
occhio all'amor soave, all'ira fiero...
Qual altro al mondo può star di paro
all'occhio tuo nero?

TOSCA
(rapita, appoggiando la testa alla spalla di
Cavaradossi)
Oh, come la sai bene
l'arte di farti amare!
(sempre insistendo nella sua idea)
Ma, falle gli occhi neri!

CAVARADOSSI
Mia gelosa!

TOSCA
SI, lo sento, ti tormento
senza posa.

CAVARADOSSI
Mia gelosa!

TOSCA
Certa sono del perdono
se tu guardi al mio dolor!

CAVARADOSSI
Mia Tosca idolatrata,
ogni cosa in te mi piace -
l'ira audace
e lo spasimo d'amor!

TOSCA
Certa sono del perdono
se tu guardi al mio dolor!
Dilla ancora,
la parola che consola...
dilla ancora!

CAVARADOSSI
Mia vita, amante inquieta,
dirò sempre, "Floria, t'amo!"
Ah! l'alma acquieta,
sempre "t'amo!" ti dirò!

TOSCA
(sciogliendosi, paurosa d'esser vinta)
Dio! Quante peccata!
M'hai tutta spettinata.

CAVARADOSSI
Or va, lasciami!

TOSCA
Tu fino a stasera stai fermo al lavoro.
E mi prometti: sia caso o fortuna,
sia treccia bionda o bruna,
a pregar non verrà donna nessuna?

CAVARADOSSI
Lo giuro, amore! Va!

TOSCA
Quanto m'affretti!

CAVARADOSSI
(con dolce rimprovero, vedendo rispuntare la gelosia)
Ancora?

TOSCA
(cadendo nelle sue braccia e porgendogli la guancia)
No, perdona!

CAVARADOSSI (sorridendo)
Davanti alla Madonna?

TOSCA
È tanto buona!...
Ma falle gli occhi neri!
(Un bacio, e Tosca esce correndo. Appena uscita
Tosca, Cavaradossi sta ascoltandone i passi
allontanarsi, poi con precauzione socchiude l'uscio
e guarda fuori. Visto tutto tranquillo, corre alla
cappella. Angelotti appare subito dietro alla
cancellata.)


CAVARADOSSI
(aprendo la cancellata ad Angelotti, che naturalmente
ha dovuto sentire il dialogo precedente)

È buona la mia Tosca, ma, credente
al confessor, nulla tiene celato,
ond'io mi tacqui. È cosa più prudente.

ANGELOTTI
Siam soli?

CAVARADOSSI
SI. Qual è il vostro disegno?

ANGELOTTI
A norma degli eventi, uscir di Stato

o star celato in Roma. Mia sorella...

CAVARADOSSI
L'Attavanti?

ANGELOTTI
Si; ascose un muliebre
abbigliamento là sotto l'altare,
vesti, velo, ventaglio. Appena imbruni
indosserò quei panni...

CAVARADOSSI
Or comprendo!
Quel fare circospetto
e il pregante fervore
in giovin donna e bella
m'avean messo in sospetto
di qualche occulto amor!
Or comprendo!
Era amor di sorella!

ANGELOTTI
Tutto ella ha osato
onde sottrarmi a Scarpia scellerato!

CAVARADOSSI
Scarpia? Bigotto satiro che affina
colle devote pratiche la foia
liber tina e strumento
al lascivo talento
fa il confessore e il boia!
La vita mi costasse, vi salverò!
Ma indugiar fino a notte è mal sicuro.

Temo del sole!

CAVARADOSSI
La cappella mette
a un orto mal chiuso, poi c'è un canneto
che va lungi pei campi a una mia villa.

ANGELOTTI
M'è nota.

CAVARADOSSI
Ecco la chiave; innanzi sera
io vi raggiungo; portate con voi
le vesti femminili.

ANGELOTTI
(raccoglie in fascio le vestimenta sotto l'altare)
Ch'io le indossi?

CAVARADOSSI
Per or non monta, il sentier è deserto.

ANGELOTTI (per uscire)
Addio!

CAVARADOSSI (accorrendo verso Angelotti)
Se urgesse il periglio, correte
al pozzo del giardin. L'acqua è nel fondo,
ma a mezzo della canna, un picciol varco
guida ad un antro oscuro,
rifugio impenetrabile e sicuro!
(Un colpo di cannone; i due si guardano
agitatissimi.)

Il cannon del castello!

CAVARADOSSI
Fu scoperta la fuga!
Or Scarpia i suoi sbirri sguinzaglia!

ANGELOTTI
Addio!

CAVARADOSSI (con subita risoluzione)
Con voi verrò. Staremo all'erta!

ANGELOTTI
Odo qualcun!

CAVARADOSSI
Se ci assalgon, battaglia!
(Escono rapidamente dalla cappella. Entra il
sagrestano correndo, tutto scalmanato, gridando:)

SAGRESTANO
Sommo giubilo, Eccellenza!
(Guarda verso l'impalcato e rimane sorpreso di
non trovarvi neppure questa volta il pittore.)
Non c'è più! Ne son dolente!
Chi contrista un miscredente
si guadagna un'indulgenza!
(Accorrono da ogni parte chierici, allievi e cantori
della cappella. Tutti costor entrano
tumultuosamente.)
Tutta qui la cantoria!
Presto!
(Altri allievi entrano in ritardo e alla fine si
radunano tutti.)


ALLIEVI (colla massima confusione)
Dove?

SAGRESTANO
(spinge alcuni chierici)
In sagrestia.

ALCUNI ALLIEVI
Ma che avvenne?

SAGRESTANO
Nol sapete?
Bonaparte...scellerato...
Bonaparte...

ALTRI
Ebben? Che fu?

SAGRESTANO
Fu spennato, sfracellato
e piombato a Belzebù!

CORO
Chi lo dice? È sogno! È fola!

SAGRESTANO
È veridica parola;
or ne giunse la notizia!

CORO
Si festeggi la vittoria!

SAGRESTANO
E questa sera
gran fiaccolata,
veglia di gala a Palazzo Farnese,

ed un'apposita nuova cantata
con Floria Tosca!
E nelle chiese
inni al Signor!
Or via a vestirvi,
non più clamor!
Via, via in sagrestia!

CORO (ridendo et gridando)
Doppio soldo...Te Deum! Gloria!
Viva il Re! Si festeggi la vittoria! ecc.
(Le loro grida sono al colmo, allorché una voce
ironica tronca bruscamente quella gazzarra volgare
di canti e risa. È Scarpia; dietro al lui entrano
Spoletta e alcuni sbirri.)


SCARPIA
Un tal baccano in chiesa!
Bel rispetto!

SAGRESTANO (balbettando impaurito)
Eccellenza, il gran giubilo...

SCARPIA
Apprestate per il Te Deum.
(Tutti s'allontanano mogi; anche il sagrestano fa
per cavarsela, ma Scarpia bruscamente lo
trattiene.)
Tu resta.

SAGRESTANO (impaurito)
Non mi muovo!

SCARPIA (a Spoletta)
E tu va, fruga ogni angolo, raccogli

ogni traccia.

SPOLETTA
Sta bene!

SCARPIA (ad altri sbirri)
Occhio alle porte,
senza dar sospetti!
(al sagrestano)
Ora a te...
Pesa le tue risposte.
Un prigionier di Stato
fuggi pur ora da Castel Sant'Angelo...
S'è rifugiato qui.

SAGRESTANO
Misericordia!

SCARPIA
Forse c'è ancora.
Dov'è la cappella degli Attavanti?

SAGRESTANO
Eccola.
(Va al cancello e lo vede socchiuso.)
Aperta! Arcangeli!
E un'altra chiave!

SCARPIA
Buon indizio. Entriamo.
(Entrano nella cappella, poi ritornano; Scarpia,
assai contrariato, ha fra le mani un ventaglio
chiuso che agita nervosamente.)

Fu grave sbaglio
quel colpo di cannone! Il mariuolo

spiccato ha il volo, ma lasciò una preda
preziosa, un ventaglio.
Qual complice il misfatto
preparò?
(Resta pensieroso, poi guarda attentamente il
ventaglio; ad un tratto egli vi accorge uno
stemma.)

La Marchesa Attavanti! Il suo stemma...
(Guarda intorno, scrutando ogni angolo della
chiesa; i suoi occhi si arrestano sull'impalcato,
sugli arnesi di pittore, sul quadro... e il noto viso
dell'Attavanti gli appare riprodotto nel volto della
santa.)
Il suo ritratto!
(al sagrestano)
Chi fe' quelle pitture?

SAGRESTANO
Il cavalier Cavaradossi.

SCARPIA
Lui!
(Uno degli sbirri che seguì Scarpia, torna dalla
cappella portando il paniere che Cavaradossi diede
ad Angelotti.)


SAGRESTANO
Numi! Il paniere!

SCARPIA (seguitando le sue riflessioni)
Lui! L'amante di Tosca! Un uom sospetto!
Un volterrian!

SAGRESTANO
(che andò a guardare il paniere)
Vuoto! Vuoto!
SCARPIA
Che hai detto?
(Vede lo sbirro col paniere.)
Che fu?

SAGRESTANO (prendendo il paniere)
Si ritrovò nella cappella
questo panier.

SCARPIA
Tu lo conosci?

SAGRESTANO
Certo!
(esitante e pauroso)
È il cesto del pittor...ma...nondimeno...

SCARPIA
Sputa quello che sai.

SAGRESTANO
Io lo lasciai ripieno
di cibo prelibato...
Il pranzo del pittor!

SCARPIA
(attento, inquirente per scoprir terreno)
Avrà pranzato!

SAGRESTANO
Nella cappella? Non ne avea la chiave,
né contava pranzar, disse egli stesso.

Ond'io l'avea già messo al riparo.
Libera me Domine!
(Mostra dove avea riposto il paniere e ve lo lascia.)

SCARPIA (fra sé)
Or tutto è chiaro...
La provvista del sacrista
d'Angelotti fu la preda!
(scorgendo Tosca che entra frettolosa)
Tosca? Che non mi veda.
(Ripara dietro la colonna dov'è la pila dell'acqua
benedetta.)
Per ridurre un geloso allo sbaraglio
Jago ebbe un fazzoletto, ed io un ventaglio!

TOSCA
(corre al palco sicura di trovare Cavaradossi e
rimane sorpresa di non vederlo)

Mario! Mario!

SAGRESTANO (che si trova ai piedi dell'impalco)
Il pittor Cavaradossi?
Chi sa dove sia?
Svanì, sgattaiolò
per sua stregoneria.
(Se la svigna.)

TOSCA
Ingannata? No, no...

Tradirmi egli non può! Tradirmi egli non può!

SCARPIA
(ha girato la colonna e si presenta a Tosca,
sorpresa del suo subito apparire. Intinge le dita
nella pila e le offre l'acqua benedetta; fuori
suonano le campane che invitano alla chiesa)

Tosca divina,
la mano mia
la vostra aspetta, piccola manina,
non per galanteria
ma per offrirvi l'acqua benedetta.

TOSCA
(tocca le dita di Scarpia e si fa il segno della
croce)

Grazie, Signor!
(Poco a poco entrano in chiesa, e vanno nella
navata principale, popolani, borghesi, ciociare,
trasteverine, soldati, pecorari, ciociari, mendicanti,
ecc.; poi un Cardinale, col Capitolo, si reca
all'altare maggiore; la folla, rivolta verso l'altare
maggiore, si accalca nella navata principale.)


SCARPIA
Un nobile esempio è il vostro;
al cielo piena di santo zelo
attingete dell'arte il magistero
che la fede ravviva!

TOSCA (distratta e pensosa)
Bontà vostra.
SCARPIA
Le pie donne son rare...
Voi calcate la scena...
(con intenzione)
e in chiesa ci venite per pregar.

TOSCA (sorpresa)
Che intendete?

SCARPIA
E non fate
come certe sfrontate
(Indica il ritratto.)
che han di Maddalena
viso e costumi... e vi trescan d'amore!

TOSCA (scatta pronta)
Che? D'amore? Le prove! Le prove!

SCARPIA (mostra il ventaglio)
È arnese di pittore questo?

TOSCA (lo afferra)
Un ventaglio! Dove stava?

SCARPIA
Là su quel palco. Qualcun venne
certo a sturbar gli amanti
ed essa nel fuggir perde le penne!

TOSCA (esaminando il ventaglio)
La corona! Lo stemma! È l'Attavanti!

Presago sospetto!

SCARPIA (fra sé)
Ho sortito l'effetto!

TOSCA
(trattenendo a stento le lagrime, dimentica del
luogo e di Scarpia)
Ed io venivo a lui tutta dogliosa
per dirgli: invan stasera, il ciel s'infosca,
l'innamorata Tosca è prigioniera...

SCARPIA (fra sé)
Già il veleno l'ha rosa!

TOSCA
...dei regali tripudi, prigioniera!

SCARPIA (fra sé)
Già il veleno l'ha rosa!
(mellifluo a Tosca)
O che v'offende,
dolce Signora?
Una ribelle
lagrima scende
sovra le belle
guancie e le irrora;
dolce Signora,
che m'ai v'accora?

TOSCA
Nulla!

SCARPIA (insinuante)
Darei la vita

per asciugar quel pianto.

TOSCA (non ascoltandolo)
Io qui mi struggo e intanto
d'altra in braccio le mie smanie deride!

SCARPIA (fra sé)
Morde il veleno!

TOSCA (sempre più crucciosa)
Dove son? Potessi
coglierli, i traditori. Oh qual sospetto!
Ai doppi amori
è la villa ricetto!
Traditor! Traditor!
(con immenso dolore)
Oh mio bel nido insozzato di fango!
(con pronta risoluzione)
Vi piomberò inattesa.
(Rivolta al quadro, minacciosa.)
Tu non l'avrai stasera. Giuro!

SCARPIA
(scandalizzato, quasi rimproverandola)
In chiesa!

TOSCA
Dio mio perdona. Egli vede ch'io piango!
(Parte in grande agitazione; Scarpia l'accompagna,
fingendo di rassicurarla. Appena uscita Tosca,
Scarpia ritorna presso la colonna e fa un cenno.)


SCARPIA
(a Spoletta che sbuca di dietro la colonna)
Tre sbirri, una carrozza...Presto, seguila
dovunque vada, non visto. Provvedi!

SPOLETTA
Sta bene. Il convegno?

SCARPIA
Palazzo Farnese!
(Spoletta parte rapidamente con tre sbirri.)
Va, Tosca!
Nel tuo cor s'annida Scarpia!...
Va, Tosca! È Scarpia che scioglie a volo
il falco della tua gelosia.
Quanta promessa nel tuo pronto sospetto!
Nel tuo cor s'annida Scarpia!...
Va, Tosca!
(Scarpia s'inchina e prega al passaggio del
Cardinale.)


CORO
Adjutorum nostrum in nomine Domini
qui fecit coelum et terram.
Sit nomen Domini benedictum
et hoc nunc et usque in saeculum.


SCARPIA
A doppia mira tendo il voler,
né il capo del ribelle è la più preziosa...
Ah, di quegli occhi vittoriosi veder la fiamma
illanguidir
con spasimo d'amor fra le mie braccia illanguidir
d'amor...
l'uno al capestro,
l'altra fra le mie braccia...

CORO
Te Deum laudamus:
Te Dominum confitemur!
(Il canto sacro dal fondo della chiesa scuote
Scarpia, come svegliandolo da un sogno. Si
rimette, fa il segno della croce guardandosi
intorno, e dice:)

SCARPIA
Tosca, mi fai dimenticare Iddio!...
(S'inginocchia e prega devotamente.)

CORO, SCARPIA
Te aeternum
Patrem omnis terra veneratur!

ATTO SECONDO

La camera di Scarpia al piano superiore del
Palazzo Farnese

(Tavola imbandita. Un'ampia finestra verso il cortile
del palazzo. È notte. Scarpia è seduto alla tavola e
vi cena. Interrompe a tratti la cena per riflettere.
Guarda l'orologio; è smanioso e pensieroso.)


SCARPIA
Tosca è un buon falco!
Certo a quest'ora
i miei segugi le due prede azzannano!
Doman sul palco
vedrà l'aurora
Angelotti e il bel Mario al laccio pendere.
(Suona un campanello. Entra Sciarrone.)
Tosca è a palazzo?

SCIARRONE
Un ciambellan ne uscia
pur ora in traccia.

SCARPIA (accenna la finestra)
Apri. Tarda è la notte.
(Dal piano inferiore ove la Regina di Napoli, Maria
Carolina dà una grande festa in onore di Melas, si
ode il suonare d'un orchestra.)

Alla cantata ancor manca la Diva.
E strimpellan gavotte.
(a Sciarrone)

Tu attenderai la Tosca in sull'entrata.
Le dirai ch'io l'aspetto
finita la cantata...
O meglio...
(Si alza e va a scrivere un biglietto.)
Le darai questo biglietto.
(Sciarrone esce. Scarpia siede ancora a tavola.)
Ella verrà per amor del suo Mario!
Per amor del suo Mario al piacer mio
s'arrenderà. Tal dei profondi amori
è la profonda miseria.
Ha più for te
sapore la conquista violenta
che il mellifluo consenso. Io di sospiri
e di lattiginose albe lunari
poco mi appago. Non so trarre accordi
di chitarra, né oròscopo di fior
né far l'occhio di pesce, o tubar come
tortora! Bramo. La cosa bramata
perseguo, me ne sazio e via la getto.
Volto a nuova esca. Dio creò diverse
beltà, vini diversi. Io vo' gustar
quanto più posso dell'opra divina!
(Beve. Sciarrone entra.)

SCIARRONE
Spoletta è giunto.

SCARPIA
Entri. In buon punto.
(Spoletta entra. Scarpia lo interroga senza alzare
gli occhi dalla sua cena.)
O galantuomo, come andò la caccia?

SPOLETTA (a parte)
Sant'Ignazio m'aiuta!
(a Scarpia)
Della signora seguimmo la traccia.
Giunti a un'erma villetta
tra le fratte perduta,
ella v'entrò. Ne usci sola ben presto.
Allor scavalco lesto
il muro del giardin coi miei cagnotti
e piombo in casa...

SCARPIA
Quel bravo Spoletta!

SPOLETTA
Fiuto! razzolo! frugo!

SCARPIA
(si avvede dell'indecisione di Spoletta e si leva
ritto, pallido d'ira, le ciglia corrugate)

Ahi! l'Angelotti?

SPOLETTA
Non s'è trovato.

SCARPIA (furente)
Ah cane! Ah traditore!
Ceffo di basilisco,
alle forche!

SPOLETTA
Gesù!
(cercando scongiurare la collera di Scarpia)

C'era il pittore...

SCARPIA
Cavaradossi?

SPOLETTA
(accenna di sì, ed aggiunge pronto:)
Ei sa dove l'altro s'asconde.
Ogni suo gesto, ogni accento, tradìa
tal beffarda ironia,
ch'io lo trassi in arresto!

SCARPIA (con sospiro di soddisfazione)
Meno male!

SPOLETTA (accenna all'anticamera)
Egli è là.
(Scarpia passeggia, meditando; a un tratto si
arresta; dall'aperta finestra odesi la cantata
eseguita dai cori nella sala della Regina.)


SCARPIA (a Spoletta)
Introducete il Cavaliere.
(Spoletta esce. A Sciarrone)
A me Roberti e Il Giudice del Fisco.
(Sciarrone esce. Scarpia siede di nuovo. Spoletta e
quattro sbirri introducono Mario Cavaradossi; poi
Roberti, esecutore di giustizia, il Giudice del Fisco
con uno scrivano e Sciarrone entrano.)

CAVARADOSSI (alteramente)
Tal violenza!

SCARPIA (con studiata cortesia)
Cavalier, vi piaccia accomodarvi.
CAVARADOSSI
Vo' saper...

SCARPIA
(accennando una sedia al lato opposto della
tavola)
Sedete.

CAVARADOSSI (rifiutando)
Aspetto.

SCARPIA
E sia. V'è noto che un prigione...
(Odesi la voce di Tosca che prende parte alla
cantata.)

CAVARADOSSI
La sua voce!

SCARPIA
(che si era interrotto all'udire la voce di Tosca)
V'è noto che un prigione
oggi è fuggito da Castel Sant'Angelo?

CAVARADOSSI
Ignoro.

SCARPIA
Eppur, si pretende che voi
l'abbiate accolto in Sant'Andrea,
provvisto di cibo e di vesti...

CAVARADOSSI (risoluto)
Menzogna!
SCARPIA (continuando a mantenersi calmo)
... e guidato
ad un vostro podere suburbano.

CAVARADOSSI
Nego. Le prove?

SCARPIA (mellifluo)
Un suddito fedele...

CAVARADOSSI
Al fatto. Chi m'accusa? I vostri sbirri
invan frugar la villa.

SCARPIA
Segno che è ben celato.

CAVARADOSSI
Sospetti di spia!

SPOLETTA (offeso)
Alle nostre ricerche egli rideva...

CAVARADOSSI
E rido ancor. E rido ancor!

SCARPIA (con accento severo)
Questo è luogo di lagrime! Badate!
Or basta! Rispondete!
(Si alza e chiude stizzito la finestra per non essere
disturbato dai canti che hanno luogo al piano
sottostante; poi si volge imperioso a Cavaradossi:)


Ov'è Angelotti?

CAVARADOSSI
Non lo so.

SCARPIA
Negate avergli dato cibo?

CAVARADOSSI
Nego!

SCARPIA
E vesti?

CAVARADOSSI
Nego!

SCARPIA
Ed asilo nella villa?
E che là sia nascosto?

CAVARADOSSI (con forza)
Nego! Nego!

SCARPIA (astutamente, ritornando calmo)
Via, Cavaliere, riflettete:
saggia non è cotesta ostinatezza vostra.
Angoscia grande, pronta confessione eviterà!
Io vi consiglio, dite:
Dov'è dunque Angelotti?

CAVARADOSSI
Non lo so.

SCARPIA
Ancor l'ultima volta. Dov'è?

CAVARADOSSI
Nol so!

SPOLETTA (fra sé)
O bei tratti di corda!
(Tosca entra affannosa.)

SCARPIA (fra sé)
Eccola!

TOSCA
(vede Cavaradossi e corre ad abbracciarlo)
Mario, tu qui?

CAVARADOSSI (sommessamente)
Di quanto là vedesti, taci,
o m'uccidi!
(Tosca accenna che ha capito.)

SCARPIA (con solennità)
Mario Cavaradossi,
qual testimone il Giudice vi aspetta.
(a Roberti)
Pria le forme ordinarie.
Indi... ai miei cenni.
(Sciarrone apre l'uscio che dà alla camera della
tortura. Il Giudice vi entra e gli altri lo seguono.
Spoletta si ritira presso alla porta in fondo alla
sala. Tosca e Scarpia rimangono soli.)


SCARPIA
Ed or fra noi parliam da buoni amici.

Via quell'aria sgomentata.

TOSCA (con calma studiata)
Sgomento alcun non ho.

SCARPIA
La storia del ventaglio?
(Passa dietro al canapè sul quale si è seduta
Tosca e vi si appoggia, parlando sempre con
galanteria.)

TOSCA (con simulata indifferenza)
Fu sciocca gelosia.

SCARPIA
L'Attavanti non era dunque alla villa?

TOSCA
No, egli era solo.

SCARPIA
Solo? Ne siete ben sicura?

TOSCA
Nulla sfugge ai gelosi. Solo! Solo!

SCARPIA
(prende una sedia, la porta di fronte a Tosca, vi si
siede e la guarda fissamente)
Davver?

TOSCA (irritata)
Solo, sì!
SCARPIA
Quanto fuoco! Par che abbiate paura
di tradirvi.
(a Sciarrone)
Sciarrone, che dice il Cavalier?

SCIARRONE (apparendo)
Nega.

SCARPIA
(a voce più alta verso l'uscio aperto)
Insistiamo.
(Sciarrone riparte e chiude l'uscio.)

TOSCA (ridendo)
Oh, è inutil!

SCARPIA (serio, passeggiando)
Lo vedremo, signora.

TOSCA
Dunque per compiacervi si dovrebbe mentir?

SCARPIA
No, ma il vero potrebbe abbreviargli un ora
assai penosa...

TOSCA (sorpresa)
Un'ora penosa? Che vuol dir?
Che avviene in quella stanza?

SCARPIA
È forza che si adempia la legge.

TOSCA
Oh, Dio! Che avvien, che avvien, che avvien?...

SCARPIA
Legato mani e piè il vostro amante
ha un cerchio uncinato alle tempia
che ad ogni niego ne sprizza sangue senza mercé!

TOSCA (balza in piedi)
Non è ver, non è ver!
Sogghigno di demone!
(Sente un gemito prolungato di Cavaradossi.)
Un gemito? Pietà...pietà!...

SCARPIA
Sta in voi di salvarlo.

TOSCA
Ebben, ma cessate, cessate!

SCARPIA (gridando)
Sciarrone, sciogliete.

SCIARRONE (appare)
Tutto?

SCARPIA
Tutto.
(Sciarrone entra di nuovo nella camera della
tortura, chiudendo.)

Ed or, la verità!

TOSCA
Ch'io lo veda!

SCARPIA
No!

TOSCA (riesce ad avvicinarsi all'uscio)
Mario!

LA VOCE DI CAVARADOSSI
Tosca!

TOSCA
Ti straziano ancora?

LA VOCE DI CAVARADOSSI
No, coraggio! Taci, taci, sprezzo il dolor!

SCARPIA
Orsù, Tosca, parlate.

TOSCA (rinfrancata dalle parole di Mario)
Non so nulla!

SCARPIA
Non vale quella prova?
Roberti, ripigliamo...

TOSCA
(si mette fra Scarpia e l'uscio per impedire che dia
l'ordine)
No! Fermate!

SCARPIA
Voi parlerete?

TOSCA
No, no! Ah!... mostro...
Lo strazi, lo uccidi!

SCARPIA
Lo strazia quel vostro
silenzio assai più.

TOSCA
Tu ridi
all'orrida pena?

SCARPIA (con feroce ironia)
Mai Tosca alla scena
più tragica fu!
(a Spoletta)
Aprite le porte
che n'oda i lamenti!
(Spoletta apre l'uscio e sta ritto sulla soglia.)

LA VOCE DI CAVARADOSSI
Vi sfido!

SCARPIA
Più forte! Più forte!...

LA VOCE DI CAVARADOSSI
Vi sfido!

SCARPIA (a Tosca)
Parlate...

TOSCA
Che dire?

SCARPIA
Su, via...

TOSCA
Ah, non so nulla! Ah!
Dovrei mentir?

SCARPIA
Dite, dov'è Angelotti?

TOSCA
No! No!

SCARPIA
Parlate su, via, dove celato sta?
Su via, parlate, ov'è?

TOSCA
Più non posso! Ah! Che orror!
Cessate il martir!...È troppo soffrir...
Ah, non posso più...ah, non posso più!

LA VOCE DI CAVARADOSSI
Ahimè!

TOSCA
(si rivolge ancora supplichevole a Scarpia, il quale
fa cenno a Spoletta di lasciare avvicinare Tosca;
essa va presso all'uscio aperto ed esterrefatta alla
vista dell'orribile scena, si rivolge a Cavaradossi
col massimo dolore:)


Mario, consenti ch'io parli?

LA VOCE DI CAVARADOSSI
No. No.

TOSCA (con insistenza)
Ascolta, non posso più...

LA VOCE DI CAVARADOSSI
Stolta, che sai? Che puoi dir?

SCARPIA
(irritatissimo per le parole di Cavaradossi, grida
terribile a Spoletta:)

Ma fatelo tacere!
(Spoletta entra nella camera della tortura e n'esce
poco dopo, mentre Tosca, vinta dalla terribile
commozione, cade prostrata sul canapè. Con voce
singhiozzante si rivolge a Scarpia che sta
impassibile e silenzioso. Intanto Spoletta brontola
preghiere sottovoce:
Judex ergo cum sedebit
quidquid latet apparebit nil inultum remanebit.)

TOSCA
Che v'ho fatto in vita mia?
Son io che cosi torturate!
Torturate l'anima...
(Scoppia in singhiozzi strazianti.)
Si, l'anima mi torturate!

SPOLETTA (continua a pregare:)
Nil inultum remanebit!

(Scarpia, profittando dell'accasciamento di Tosca,
va presso la camera di tortura e fa cenno di
ricominciare il supplizio. Un grido orribile si fa
udire. Tosca si alza di scatto e subito con voce
soffocata dice rapidamente a Scarpia:)


TOSCA
Nel pozzo...nel giardino...

SCARPIA
Là è Angelotti?

TOSCA
Sì.

SCARPIA
(forte, verso la camera della tortura)
Basta, Roberti.

SCIARRONE (che ha aperto l'uscio)
È svenuto!

TOSCA (a Scarpia)
Assassino!
Voglio vederlo.

SCARPIA
Portatelo qui!
(Sciarrone rientra e subito appare Cavaradossi
svenuto, portato dai birri che lo depongono sul
canapè. Tosca corre a lui, ma l'orrore della vista
dell'amante insanguinato è così forte, ch'essa,


sgomentata, si copre il volto. Poi, vergognosa di
questa sua debolezza, si inginocchia presso di lui,
baciandolo e piangendo. Sciarrone, Roberti, il
giudice e lo scrivano escono dal fondo, mentre, ad
un cenno di Scarpia, Spoletta ed i birri si fermano.)


CAVARADOSSI (riavendosi)
Floria!

TOSCA (coprendolo di baci)
Amore...

CAVARADOSSI
Sei tu?

TOSCA
Quanto hai penato,
anima mia! Ma il giusto
Iddio lo punirà!

CAVARADOSSI
Tosca, hai parlato?

TOSCA
No, amor...

CAVARADOSSI
Davvero?

TOSCA
No!

SCARPIA (forte, a Spoletta)
Nel pozzo...
del giardino.
Va, Spoletta.
(Spoletta esce; Cavaradossi, che ha udito, si leva
minaccioso contro Tosca; poi le forze lo
abbandonano e si lascia cadere sul canapè,
esclamando con rimprovero pieno di amarezza
verso Tosca:)


CAVARADOSSI
Ah! M'hai tradito!

TOSCA (supplichevole)
Mario!

CAVARADOSSI
(respinge Tosca che si era abbracciata a lui)
Maledetta!

TOSCA (supplichevole)
Mario!

SCIARRONE (irrompe tutto affannoso)
Eccellenza, quali nuove!

SCARPIA (sorpreso)
Che vuol dir quell'aria afflitta?

SCIARRONE
Un messaggio di sconfitta!

SCARPIA
Che sconfitta? Come? Dove?

SCIARRONE
A Marengo.

SCARPIA (impaziente)
Tartaruga!

SCIARRONE
Bonapar te è vincitor!

SCARPIA
Melas?

SCIARRONE
No, Melas è in fuga!
(Cavaradossi, che con ansia crescente ha udito le
parole di Sciarrone, trova nel proprio entusiasmo la
forza di alzarsi minaccioso in faccia a Scarpia.)


CAVARADOSSI
Vittoria! Vittoria!
L'alba vindice appar
che fa gli empi tremar!
Libertà sorge,
crollan tirannidi!

TOSCA (cercando disperatamente di calmarlo)
Mario, taci! Pietà di me!

CAVARADOSSI
Del soffer to mar tir
me vedrai qui gioir...
Il tuo cor trema,

o Scarpia carnefice!
(Tosca, aggrappandosi a Cavaradossi, tenta, con
parole interrotte, di farlo tacere, mentre Scarpia
risponde a Cavaradossi con un sarcastico sorriso.)


SCARPIA
Braveggia, urla! T'affretta
a palesarmi il fondo dell'alma ria!
Va, moribondo,
il capestro t'aspetta!
(Grida agli sbirri:)
Portatemelo via!
(Sciarrone e gli sbirri s'impossessano di
Cavaradossi, e lo trascinano verso la porta. Tosca,
con un supremo sforzo, tenta di tenersi stretta a
Cavaradossi, ma invano; essa è brutalmente
respinta.)


TOSCA
Ah, Mario! Mario! con te... con te...

SCARPIA
Voi no!
(La porta si chiude e rimangono solamente Scarpia
e Tosca.)


TOSCA (con un gemito)
Salvatelo!

SCARPIA
Io?... Voi!
(Si avvicina alla tavola, vede la sua cena lasciata a
mezzo, e ritorna calmo a sorridente.)


La povera mia cena fu interrotta.
(Vede Tosca abbattuta, immobile, ancora presso la
porta.)
Cosi accasciata? Via, mia bella signora,
sedete qui. Volete che cerchiamo
insieme il modo di salvarlo?
(Tosca si scuote e lo guarda; Scarpia sorride
sempre e si siede, accennando in pari tempo di
sedere a Tosca.)
E allor sedete, e favelliamo.
E intanto un sorso. È vin di Spagna.
(Riempie il bicchiere e lo porge a Tosca.)
Un sorso per rincorarvi.

TOSCA
(fissando sempre Scarpia si avvicina lentamente
alla tavola, siede risoluta di fronte a Scarpia; poi
coll'accento del più profondo disprezzo gli chiede:)

Quanto?

SCARPIA (imperturbabile, versandosi da bere)
Quanto?
(Ride.)

TOSCA
Il prezzo!

SCARPIA
Già, mi dicon venal, ma a donna bella, no, no,
io non mi vendo a prezzo di moneta.
Se la giurata fede
debbo tradir, ne voglio altra mercede.

Quest'ora io l'attendeva!
Già mi struggea
l'amor della diva!
Ma poc'anzi ti mirai
qual non ti vidi mai!
Quel tuo pianto era lava
ai sensi miei e il tuo sguardo
che odio in me dardeggiava,
mie brame inferociva!
Agil qual leopardo
t'avvinghiasti all'amante.
Ah, in quell'istante
t'ho giurata mia!
Mia! Sì, t'avrò!...
(Si leva, stendendo le braccia verso Tosca; questa,
che aveva ascoltato immobile le lascive parole di
Scarpia, s'alza di scatto e si rifugia dietro il
canapè.)


TOSCA (correndo alla finestra)
"Ah!
Piuttosto giù mi avvento!

SCARPIA (freddamente)
In pegno il Mario tuo mi resta!

TOSCA
Ah! miserabile...
L'orribil mercato!
(Le balena l'idea di recarsi presso la Regina e
corre verso la porte.)


SCARPIA (ironico)
Violenza non ti farò. Sei libera. Va pure,
ma è fallace speranza; la Regina

farebbe grazia ad un cadavere!
(Tosca retrocede spaventata e, fissando Scarpia, si
lascia cadere sul canapè; poi stacca gli occhi da
Scarpia con un gesto di supremo disgusto.)

Come tu mi odi!

TOSCA
Ah! Dio!

SCARPIA (avvicinandosi)
Cosi, cosi ti voglio!

TOSCA (con ribrezzo)
Non toccarmi, demonio; t'odio, t'odio,
abbietto, vile!
(Fugge da Scarpia inorridita.)

SCARPIA
Che importa?
Spasimi d'ira, spasimi d'amore!

TOSCA
Vile!

SCARPIA
Mia!
(Cerca di afferrarla.)

TOSCA
Vile!
(Si ripara dietro la tavola.)

SCARPIA (inseguendola)
Mia...

TOSCA
Aiuto! Aiuto!
(Un lontano rullo di tamburi a poco a poco
s'avvicina, poi si dilegua lontano.)


SCARPIA
Odi?
È il tamburo. S'avvia; guida la scorta
ultima ai condannati. Il tempo passa!
(Tosca, dopo avere ascoltato con ansia terribile, si
allontana dalla finestra e si appoggia, estenuata,
sul canapè.)
Sai quale oscura opra laggiù si compia?
Là si drizza un patibolo. Al tuo Mario,
per tuo voler, non resta che un'ora di vita.
(Freddamente si appoggia ad un angolo della
tavola continuando a guardare Tosca.)


TOSCA
Vissi d'arte, vissi d'amore,
non feci mai male ad anima viva!
Con man furtiva
quante miserie conobbi, aiutai.
Sempre con fé sincera,
la mia preghiera
ai santi tabernacoli sali.
Sempre con fé sincera
diedi fiori agli altar.
Nell'ora del dolore perché,
perché, Signore, perché
me ne rimuneri cosi?
Diedi gioielli
della Madonna al manto,

e diedi il canto agli astri,
al ciel, che ne ridean più belli.
Nell'ora del dolore perché,
perché, Signor,
perché me ne rimuneri cosi?
(inginocchiandosi innanzi a Scarpia)

TOSCA
Vedi,
le man giunte io stendo a te!
Ecco, vedi, e mercé d'un tuo detto,
vinta, aspetto...

SCARPIA
Sei troppo bella, Tosca, e troppo amante.
Cedo. A misero prezzo;
tu, a me una vita, io a te chieggo un'istante!

TOSCA (alzandosi, con un senso di gran disprezzo)
Va, va, mi fai ribrezzo! Va, va!
(Bussano alla porta.)

SCARPIA
Chi è la?

SPOLETTA (entrando trafelato)
Eccellenza, l'Angelotti al nostro
giungere si uccise.

SCARPIA
Ebbene, lo si appenda
morto alle forche. E l'altro prigionier?

SPOLETTA
Il Cavalier Cavaradossi?
È tutto pronto, Eccellenza!

TOSCA (fra sé)
Dio m'assisti!

SCARPIA (a Spoletta)
Aspetta.
(a Tosca)
Ebbene?
(Tosca accenna di sì col capo e, dalla vergogna
piangendo, si nasconde il viso. A Spoletta)

Odi...

TOSCA (interrompendo subito)
Ma libero all'istante lo voglio...

SCARPIA (a Tosca)
Occorre simular. Non posso
far grazia aperta. Bisogna che tutti
abbian per morto il cavalier.
(Accenna a Spoletta.)
Quest'uomo fido provvederà.

TOSCA
Chi m'assicura?

SCARPIA
L'ordin ch'io gli darò voi qui presente.
(a Spoletta)

Spoletta, chiudi.
(Spoletta chiude la porta, poi ritorna presso
Scarpia.)

Ho mutato d'avviso.
Il prigionier sia fucilato...
(Tosca scatta atterrita.)
Attendi...
(Fissa con intenzione Spoletta che accenna
replicatamente col capo di indovinare il pensiero di
Scarpia.)

Come facemmo del Conte Palmieri.

SPOLETTA
Un'uccisione...

SCARPIA (subito con marcata intenzione)
...Simulata! Come
avvenne del Palmieri! Hai ben compreso?

SPOLETTA
Ho ben compreso.

SCARPIA
Va.

TOSCA
Voglio avvertirlo io stessa.

SCARPIA
E sia.
(a Spoletta)
Le darai passo...
Bada, all'ora quar ta.

SPOLETTA
SI. Come Palmieri.
(Spoletta parte. Scarpia, ritto presso la porta,
ascolta Spoletta allontanarsi, poi trasformando nel
viso e nei gesti si avvicina con grande passione a
Tosca.)


SCARPIA
Io tenni la promessa...

TOSCA (arrestandolo)
Non ancora.
Voglio un salvacondotto onde fuggir
dallo Stato con lui.

SCARPIA (con galanteria)
Partir dunque volete?

TOSCA
SI, per sempre!

SCARPIA
Si adempia il voler vostro.
(Va allo scrittoio; si mette a scrivere,
interrompendosi per domandare a Tosca:)

E qual via scegliete?

TOSCA
La più breve!

SCARPIA
Civitavecchia?

TOSCA
Sì.
(Mentre Scarpia scrive, Tosca si è avvicinata alla
tavola e con la mano tremante prende il bicchiere
di vino versato da Scarpia; ma nel portare il
bicchiere alle labbra scorge sulla tavola un coltello
affilato ed a punta; dà un 'occhiata a Scarpia che è
in quel momento occupato a scrivere, e con infinite
precauzioni cerca d'impossessarsi del coltello,
rispondendo alle domande di Scarpia che essa
sorveglia attentamente.

Finalmente ha potuto prendere il coltello, che
dissimula dietro di sé appoggiandosi alla tavola e
sempre sorvegliando Scarpia. Questi ha finito di
scrivere il salvacondotto, vi mette il sigillo, ripiega
il foglio; quindi, aprendo le braccia, si avvicina a
Tosca per avvincerla a sé.)


SCARPIA
Tosca, finalmente mia!
(Ma l'accento voluttuoso si cambia in un grido
terribile - Tosca lo ha colpito in pieno petto.)

Maledetta!

TOSCA
Questo è il bacio di Tosca!
(Scarpia stende il braccio verso Tosca
avvicinandosi barcollante in atto di aiuto. Tosca lo
sfugge ma ad un tratto si trova presa fra Scarpia e
la tavola e, vedendo che sta per essere toccata da
lui, lo respinge inorridita. Scarpia cade, urlando
colla voce soffocata dal sangue:)


SCARPIA
Aiuto... muoio! Soccorso! Muoio!

TOSCA
(fissando Scarpia che si dibatte inutilmente e
cerca di rialzarsi, aggrappandosi al canapè)

Ti soffoca il sangue?
E ucciso da una donna!
M'hai assai torturata?
Odi tu ancora? Parla!
Guardami! Son Tosca! O Scarpia!

SCARPIA (fa un ultimo sforzo, poi cade riverso.)
Soccorso! Aiuto!

TOSCA (chinandosi verso Scarpia)
Ti soffoca il sangue?
Muori dannato! Muori! Muori! Muori!
(vedendolo immobile)
È morto!
Or gli perdono!
E avanti a lui tremava tutta Roma!
(Senza abbandonare cogli occhi il cadavere, Tosca
va alla tavola, vi depone il coltello, prende una
bottiglia d'acqua, inzuppa il tovagliolo e si lava le
dita; poi va allo specchio e si ravvia i capelli.
Quindi cerca il salvacondotto sullo scrittoio; non
trovandolo, si volge e lo scorge nella mano
raggrinzata del morto; ne toglie il foglio con un
brivido e lo nasconde nel petto. Spegne il
candelabro sulla tavola e va per uscire, ma si
pente e vedendo accesa una della candele sullo
scrittoio, va a prenderla, accende l'altra, e mette
una candela a destra e l'altra a sinistra della testa
di Scarpia. Alzandosi, cerca di nuovo intorno e
scorgendo un crocifisso va a staccarlo dalla parete


e portandolo religiosamente s'inginocchia per
posarlo sul petto di Scarpia; poi si alza e con
grande precauzione esce, richiudendo dietro a sé
la porta.)


ATTO TERZO

La piattaforma di Castel Sant'Angelo
(A sinistra una casamatta; vi è collocata una
lampada, un grosso registro e l'occorrente per
scrivere; una panca, una sedia. Su di una parte
della casamatta, un crocifisso ; davanti a questo è
appesa una lampada. A destra, l'apertura d'una
piccola scala per la quale si ascende alla
piattaforma. Nel fondo il Vaticano e San Pietro. È
ancora notte; a poco a poco si vede la luce incerta
e grigia che precede l'alba. Le campane delle
chiese suonano mattutino. Si ode la voce d'un
pastore che guida un armento.)

(Orchestra)

VOCE DEL PASTORE
Io de' sospiri.
Ve ne rimanno tanti
pe' quante foje
ne smoveno li venti.
Tu me disprezzi. Me ciaccoro.
Lampena d'oro, me fai morir.
(Orchestra)
Un carceriere con una lanterna sale dalla scala, va
alla casamatta e vi accende una lampada sospesa
davanti al crocifisso, poi quella sulla tavola; siede


ed aspetta mezzo assonnato. Più tardi un
picchetto, comandato da un sergente della
guardia, sale sulla piattaforma accompagnando
Cavaradossi; il picchetto si arresta ed il sergente
conduce Cavaradossi alla casamatta, consegnando
un foglio al carceriere che esamina il foglio, apre il
registro e vi scrive mentre interroga.)

(Orchestra)

CARCERIERE
Mario Cavaradossi?
(Cavaradossi china il capo, assentendo. Il
carceriere porge la penna al sergente.)

A voi.
(a Cavaradossi)
Vi resta un'ora;
un sacerdote i vostri cenni attende.

CAVARADOSSI
No, ma un'ultima grazia io vi richiedo.

CARCERIERE
Se posso...

CAVARADOSSI
Io lascio al mondo
una persona cara. Consentite
ch'io le scriva un sol motto.
(togliendo dal dito un anello)
Unico resto
di mia ricchezza è questo anel.
Se promettete di consegnarle
Il mio ultimo addio,
esso è vostro.

CARCERIERE
(tituba un poco, poi accetta e facendo cenno a
Cavaradossi di sedere alla tavola, va a sedere
sulla panca)

Scrivete.

CAVARADOSSI
(si mette a scrivere, ma dopo tracciate alcune
linee è invaso dalle rimembranze)

E lucevan le stelle ed olezzava
la terra, stridea l'uscio
dell'orto, e un passo sfiorava la rena...
Entrava ella, fragrante,
mi cadea fra le braccia...
Oh, dolci baci, o languide carezze,
mentr'io fremente
le belle forme disciogliea dai veli!
Svanì per sempre il sogno mio d'amore...
L'ora è fuggita...
E muoio disperato!
E non ho amato mai tanto la vita!
(Scoppia in singhiozzi. Dalla scala viene Spoletta
accompagnato dal sergente e seguito da Tosca.
Spoletta accenna a Tosca ove trovasi Cavaradossi,
poi chiama a sé il carceriere; con questi e col
sergente ridiscende, non senza prima avere dato
ad una sentinella, che sta in fondo, l'ordine di
sorvegliare il prigioniero. Tosca vede Cavaradossi
piangente, colla testa fra le mani; gli si avvicina e
gli solleva la testa. Cavaradossi balza in piedi
sorpreso. Tosca gli presenta convulsa un foglio,
non potendo parlare per l'emozione.)

(Orchestra)

CAVARADOSSI
(leggendo)
Ah! Franchigia a Floria Tosca...
... e al cavalier che l'accompagna.


TOSCA
(leggendo insieme a lui con voce affannosa e
convulsa)

... e al cavalier che l'accompagna.
(a Cavaradossi con un grido d'esultanza)
Sei libero!

CAVARADOSSI
(guarda il foglio; ne vede la firma)
Scarpia!...
Scarpia che cede? La prima
sua grazia è questa...

TOSCA
E l'ultima!

CAVARADOSSI
Che dici?

TOSCA
Il tuo sangue o il mio amore
volea. Fur vani scongiuri e pianti.
Invan, pazza d'orror,
alla Madonna mi volsi e ai Santi...

l'empio mostro dicea:
già nei cieli
il patibol le braccia leva!
Rullavano i tamburi...
Rideva, l'empio mostro, rideva,
già la sua preda pronto a ghermir!
"Sei mia?" SI. Alla sua brama
mi promisi. LI presso
luccicava una lama...
Ei scrisse il foglio liberator,
venne all'orrendo amplesso...
Io quella lama gli piantai nel cor.

CAVARADOSSI
Tu, di tua man l'uccidesti?
Tu pia, tu benigna, e per me!

TOSCA
N'ebbi le man tutte lorde di sangue!

CAVARADOSSI
(prendendo amorosamente fra le sue le mani di
Tosca)

O dolci mani mansuete e pure,
o mani elette a bell'opre pietose,
a carezzar fanciulli, a coglier rose,
a pregar, giunte, per le sventure,
dunque in voi, fatte dall'amor secure,
giustizia le sue sacre armi depose?
Voi deste morte, o mani vittoriose,
o dolci mani mansuete e pure!

TOSCA (svincolando le mani)
Senti, l'ora è vicina. Io già raccolsi
oro e gioielli, una vettura è pronta...
Ma prima...ridi, amor...prima sarai fucilato...
per finta, ad armi scariche.
Simulato supplizio. Al colpo, cadi;
i soldati sen vanno, e noi siam salvi!
Poscia a Civitavecchia, una tartana,
e via per mar!

CAVARADOSSI
Liberi!

TOSCA
Liberi!

CAVARADOSSI
Via pel mar!

TOSCA
Chi si duole in terra più?
Senti effluvi di rose?
Non ti par che le cose
aspettan tutte innamorate il sole?

CAVARADOSSI
(con la più tenera commozione)
Amaro sol per te m'era il morire,
da te la vita prende ogni splendore,
all'esser mio la gioia ed il desire

nascon di te, come di fiamma ardore.
Io folgorare i cieli e scolorire
vedrò nell'occhio tuo rivelatore,
e la beltà delle cose più mire
avrà sol da te voce e colore.

TOSCA
Amor che seppe a te vita serbare
ci sarà guida in terra, e in mar nocchiere,
e vago farà il mondo riguardare,
finché congiunti alle celesti sfere
dileguerem, siccome alte sul mare
al sol cadente, nuvole leggere!
(Rimangono commossi, silenziosi; poi Tosca,
chiamata dalla realtà delle cose, si guarda attorno,
inquieta.)
E non giungono...
(Si volge a Cavaradossi con premurosa tenerezza.)
Bada!
Al colpo egli è mestiere
che tu subito cada...

CAVARADOSSI (la rassicura)
Non temere
che cadrò sul momento, e al naturale.

TOSCA (insistente)
Ma stammi attento di non farti male!
Con scenica scienza
io saprei la movenza.

CAVARADOSSI (la interrompe, attirandola a sé)
Parlami ancor come dianzi parlavi,
è cosi dolce il suon della tua voce!

TOSCA (si abbandona, quasi estasiata)
Uniti ed esulanti
diffonderan pel mondo i nostri amori,
armonie di colori...

TOSCA e CAVARADOSSI
Armonie di canti diffonderem!
(con grande entusiasmo)
Trionfal
di nova speme
l'anima freme
in celestial
crescente ardor.
Ed in armonico vol
già l'anima va
all'estasi d'amor.

TOSCA
Gli occhi ti chiuderò con mille baci
e mille ti dirò nomi d'amor.
(Frattanto dalla scaletta è salito un drappello di
soldati; lo comanda un ufficiale, il quale schiera i
soldati nel fondo; seguono Spoletta, il sergente, il
carceriere. Spoletta dà le necessarie istruzioni. Il
cielo si fa più luminoso; è l'alba; suonano le 4. Il
carceriere si avvicina a Cavaradossi e togliendosi il
berretto gli indica l'ufficiale.)


CARCERIERE
L'ora!

CAVARADOSSI
Son pronto.
(Il carceriere prende il registro dei condannati e
parte dalla scaletta.)


TOSCA
(a Cavaradossi, con voce bassissima e ridendo di
soppiatto)

Tieni a mente: al primo colpo, giù...

CAVARADOSSI
(sottovoce, ridendo esso pure)
Giù.

TOSCA
Né rialzarti innanzi ch'io ti chiami.

CAVARADOSSI
No, amore!

TOSCA
E cadi bene.

CAVARADOSSI
Come la Tosca in teatro.

TOSCA
Non ridere...

CAVARADOSSI
Cosi?

TOSCA
Cosi.
(Cavaradossi segue l'ufficiale dopo aver salutato
Tosca, la quale si colloca a sinistra nella
casamatta, in modo però di poter spiare quanto
succede sulla piattaforma. Essa vede l'ufficiale ed
il sergente che conducono Cavaradossi presso il
muro di faccia a lei; il sergente vuol porre la benda
agli occhi di Cavaradossi; questi, sorridendo,
rifiuta. Tali lugubri preparativi stancano la pazienza
di Tosca.)


TOSCA
Com'è lunga l'attesa!
Perché indugiano ancor? Già sorge il sole;
perché indugiano ancora? È una commedia,
lo so, ma questa angoscia eterna pare.
(L'ufficiale e il sergente dispongono il plotone dei
soldati, impartendo gli ordini relativi.)

Ecco! Apprestano l'armi!
Com'è bello il mio Mario!
(L'ufficiale abbassa la sciabola, i soldati sparano e
Cavaradossi cade.)

Là! Muori! Ecco un artista!
(Il sergente si avvicina al caduto e lo osserva
attentamente. Spoletta pure si è avvicinato per
impedire al Sergente di dare il colpo di grazia;
quindi copre Cavaradossi con un mantello.
L'ufficiale allinea i soldati, il sergente ritira la
sentinella che sta in fondo, poi tutti, preceduti da
Spoletta, scendono la scala. Tosca è agitatissima;
essa sorveglia questi movimenti temendo che
Cavaradossi, per impazienza, si muovi o parli prima
del momento opportuno; dice a voce repressa


verso Cavaradossi:)
O Mario, non ti muovere...
S'avviano, taci! Vanno, scendono.
(Vista deserta la piattaforma, va ad ascoltare
presso l'imbocco della scaletta; vi si arresta
trepidante, affannosa, parendole che i soldati
ritornino. Di nuovo si volge a Cavaradossi con voce
bassa.)
Ancora non ti muovere...
(Ascolta; si sono tutti allontanati. Corre verso
Cavaradossi.)
Presto! Su, Mario! Mario! Su! Presto! Andiam! Su!
Su!
(Si inginocchia, toglie rapidamente il mantello e
balza in piedi livida, atterrita.)
Mario! Mario! Morto! Morto!
(Singhiozzando si butta sul corpo di Cavaradossi.)
O Mario, morto? Tu? Cosi? Finire cosi? Cosi! ecc.
(Intanto dal cortile al disotto del parapetto e su
dalla piccola scala arrivano prima confuse poi
sempre più vicine le voci di Sciarrone, di Spoletta
e di alcuni soldati.)


VOCI CONFUSE
Scarpia? Pugnalato!

SCIARRONE
Vi dico, pugnalato!

VOCI CONFUSE
La donna è Tosca!
Che non sfugga!
Attenti agli sbocchi delle scale!
(Spoletta appare dalla scala, mentre Sciarrone,
dietro a lui, gli grida, additando Tosca.)

SCIARRONE
È lei!

SPOLETTA (gettandosi su Tosca)
Ah, Tosca, pagherai
ben cara la sua vita!
(Tosca balza in piedi e respinge Spoletta
violentemente, rispondendogli:)

TOSCA
Colla mia!
(All'urto inaspettato Spoletta dà addietro, e Tosca
rapida gli sfugge, e, correndo al parapetto, si getta
nel vuoto gridando:)

O Scarpia, avanti a Dio!
(Sciarrone ed alcuni soldati, saliti confusamente,
corrono al parapetto e guardano giù. Spoletta
rimane esterrefatto, allibito.)


Fine dell'opera
libretto by Luigi Illica, Giuseppe Giacosa 

 

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