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Anna Bolena” by Gaetano Donizetti libretto (Italian)

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Contents: Personaggi; Act 1; Act 2; Act 3
Act 1

Scene 1

Sala nel Castello di Windsor negli appartamenti della Regina.
Il luogo è illuminato. Vanno e vengono da ogni parte numerose persone;
chi passeggiando discorre; chi si trattiene sedendo, ecc., ecc.


CORO I DI CAVALIERI:
(sempre sotto voce)

Né venne il Re?

CORO II DI CAVALIERI:
Silenzio.
Ancor non venne.

CORO I DI CAVALIERI:
Ed ella?

CORO II:
Ne geme in cor, ma simula.

CORO I DI CAVALIERI:
Tramonta omai sua stella.

TUTTI:
D'Enrico il cor volubile
Arde d'un altro amor.

CORO I DI CAVALIERI:
Tutto lo dice.

CORO II DI CAVALIERI:
Il torbido
Aspetto del sovrano…

CORO I DI CAVALIERI:
Il parlar tronco…

CORO II DI CAVALIERI:
Il subito
Irne da lei lontano…

TUTTI:
Un acquetarsi insolito
Del suo geloso umor.

INSIEME:
Oh! come ratto il folgor
Sul capo suo discese!Come giustizia vendica
L'espulsa Aragonese!
Fors'è serbata, ahi misera!
Ad onta e duol maggior.

Scene 2

Giovanna e detti

GIOVANNA:
Ella di me, sollecita
Più dell'usato, ha chiesto.
Ella... perché?... qual palpito!
Qual dubbio in me si è desto!
Innanzi alla mia vittima
Perde ogni ardire il cor.
Sorda al rimorso rendimi,
O in me ti estingui, amor.

Scene 3

Anna comparisce dal fondo seguitata dalle sue dame,
da paggi e da scudieri. Tutti le dan luogo,
e rispettosamente le fanno corona. Smeton è nel corteggio. Silenzio.


ANNA:
Sì taciturna e mesta
mai non vidi assemblea...
Tu stessa un tempo
lieta cotanto, richiamar non sai

(a Seymour)

sul tuo labro un sorriso!

GIOVANNA:
E chi potria
seren mostrarsi
quando afflitta ei vede la sua Regina?

ANNA:
Afflitta, è ver son io...
né so perché...
Smania inquieta, ignota
a me la pace da più giorni invola.

SMETON:
(Misera!)

GIOVANNA:
(Io tremo ad ogni sua parola.)

ANNA:
Smeton dov'è?

SMETON:
Regina!

ANNA:
A me t'appressa.
Non vuoi tu per poco
de' tuoi concenti rallegrar mia corte,
finché sia giunto il re?

GIOVANNA:
(Mio cor, respira.)

ANNA:
Loco, o Ledi, prendete.

SMETON:
(Oh! amor, mi inspira.)

(Siedono tutte. I cortigiani son collocati qua e là a varigruppi. Un'arpa è recata a Smeton. Egli preludia un momento, indi canta la seguente romanza.)

Deh! non voler costringere
a finta gioia il viso:
bella è la tua mestizia,
siccome il tuo sorriso.
Cinta di nubi ancora
bella è così l'aurora,
la luna malinconica
bella è nel suo pallor.

(Anna diviene più pensosa.
Smeton prosegue con voce più animata)


Chi pensierosa e tacita starti così ti mira, ti crede
ingenua vergine che il primo amor sospira: ed obliato il serto
onde è il tuo crin coperto, teco sospira, e sembragli esser quel
primo amor.

ANNA:
(sorge commossa)

Cessa... deh! cessa...

SMETON:
Regina! oh ciel!

CORO:
(Ella è turbata, oppressa.)

ANNA:
(Come, innocente giovine,
come m'ha scosso il core!
Son calde ancor le ceneri
del mio primiero amore!
Ah! non avessi il petto
aperto ad altro affetto,
io non sarei sì misera,
nel vano mio splendor.)

(agli astanti)

Ma poche omai rimangono
ore di notte, io credo.

CORO:
L'alba è vicina a sorgere...

ANNA:
Signori, io vi congedo.
È vana speme attendere,
che omai più giunga il re.
Andiam, Seymour.

(s'appoggia a lei)

GIOVANNA:
Che v'agita?

ANNA:
Legger potessi in me!
Non v'ha sguardo a cui sia dato
penetrar nel mesto core;
mi condanna
il crudo fato
non intesa a sospirar.
Ah! se mai
di regio soglio
ti seduce lo splendore,
ti rammenta il mio cordoglio,
non lasciarti lusingar.

GIOVANNA:
(Alzar gli occhi in lei non oso.
Non ardisco favellar.)

CORO:
(Qualche istante di riposo
possa il sonno a lei recar.)

(Anna parte accompagnata da Seymour e dalle ancelle.
L'adunanza si scioglie a poco a poco. La scena si sgombra,
e non rimane dei lumi che una gran lampada, la quale rischiara la sala.)


Scene 4

Giovanna ritorna dagli appartamenti della Regina. Essa è agitata.

GIOVANNA:
Oh! qual parlar fu il suo!
Come il cuor mi colpi!
Tradita forse,
scoperta io mi sarei?
Sul mio sembiante
avria letto il misfatto? Ah, no: mi strinse
teneramente al petto;
riposa ignara che
il serpente ha stretto.
Potessi almen
ritrarre
da questo abisso il piede;
e far che il tempo
corso non fosse. Ah! la mia sorte è fissa,
fissa nel cielo come il dì supremo.

(è battuto ad una porta, va ad aprire)

Ecco... ecco il re…

Scene 5

Enrico e detta.

ENRICO:
Tremate voi?...

GIOVANNA:
Sì, tremo.

ENRICO:
Che fa colei?

GIOVANNA:
Riposa..

ENRICO:
Non io.

GIOVANNA:
Riposo io forse? Ultimo sia
questo colloquio nostro...
ultimo, o Sire:
ve ne scongiuro...

ENRICO:
E tal sarà.
Vederci
alla faccia del sole ormai dobbiamo
la terra e il cielo han da saper
ch'io v'amo.

GIOVANNA:
Giammai, giammai...
Sotterra
vorrei celar la mia vergogna.

ENRICO:
E gloria
l'amor d'Enrico... Ed era tal per Anna
agli occhi pur dell'Inghilterra intera.

GIOVANNA:
Dopo l'Imene ei l'era...
Dopo l'Imene solo.

ENRICO:
E in questa guisa
m'ama Seymour?

GIOVANNA:
E il Re così pur m'ama?
ENRICO:
Ingrata, e che bramate?

GIOVANNA:
Amore, e fama.

ENRICO:
Fama! Sì: l'avrete, e tale
che nel mondo egual non fia;
tutta in voi la luce mia,
solo in voi si spanderà.
Non avrà Seymour rivale,
come il sol rival non ha.

GIOVANNA:
La mia fama è a piè dell'ara:
onta altrove è a me serbata:
e quell'ara è a me vietata,
lo sa il cielo, il Re lo sa.
Ah! s'è ver
che al Re son cara
l'onor mio pur caro avrà.

ENRICO:
(risentito)

Sì... v'intendo.

GIOVANNA:
Oh cielo! E tanto
è in voi sdegno?

ENRICO:
È sdegno e duolo.

GIOVANNA:
Sire!...

ENRICO:
Amate il Re soltanto?

GIOVANNA:
Io?...

ENRICO:
Vi preme il trono solo?
Anna pur amor m'offria,
vagheggiando il soglio inglese,
ella pure il serto ambia
dell'altera aragonese...
L'ebbe alfin,
ma l'ebbe appena,
che sul crin le vacillò;
per suo danno per sua pena,
d'altra donna il cor tentò.

GIOVANNA:
Ah! non io, non io v'offria
questo core a torto offeso...
Il mio Re melo rapia,
dal mio Re mi venga reso.
Più infelice di Bolena.
Più da piangere sarò.
Di un ripudio avrò la pena,
né un marito offeso avrò.

(Giovanna s'allontana piangendo)

ENRICO:
Tu mi lasci?

GIOVANNA:
Il deggio.

ENRICO:
Arresta.

GIOVANNA:
Io noi posso.
ENRICO:
Arresta: il voglio.
Già l'altar per te si appresta:
avrai sposo
e scettro e soglio.

GIOVANNA:
Cielo? ed Anna?

ENRICO:
Io l'odio...

GIOVANNA:
Ah! Sire

ENRICO:
Giunto è il giorno di punire.
GIOVANNA:
Ah! qual colpa?

ENRICO:
La più nera.
Diemmi un cor che suo non era...
m'ingannò
pria d'esser moglie;
moglie ancora m'ingannò.

GIOVANNA:
E i suoi nodi?

ENRICO:
Il Re li scioglie.

GIOVANNA:
Con qual mezzo?

ENRICO:
Io sol lo so.

GIOVANNA:
Ah! qual sia cercar non oso...
Nol consente il core oppresso
ma sperar mi sia concesso
che non fia di crudeltà.
Non mi costi
un regio sposo
più rimorsi, per pietà?

ENRICO:
Rassicura il cor dubbioso,
nel tuo Re la mente acquieta...
ch'ei ti vegga
ormai più lieta
dell'amor che sua ti fa.
La tua pace, il tuo riposo
pieno io voglio,
e tal sarà.

(Enrico parte dalla porta segreta. Giovanna s'inoltra negli appartamenti.)

Scene 6

Parco nel castello di Windsor. É giorno.
Percy e Rochefort da varie parti.


ROCHEFORT:
(incontrandosi)

Chi veggo?... In Inghilterra

(si abbracciano)

Tu, mio Percy!

PERCY:
Mi vi richiama, amico.
D'Enrico un cenno...
E al suo passaggio offrirmi
quando alla caccia ci mova,
è mio consiglio.
Dopo sì lungo esilio
respirar l'aura antica
e il ciel natio,
ad ogni core è dolce,
amaro al mio.

ROCHEFORT:
Caro Percy: mutato
il duol non t'ha così,
che a ravvisarti
pronto io non fossi.

PERCY:
Non è duolo il mio
che in fronte appaia:
radunato è tutto
nel cor profondo.
Io non ardisco, o amico,
della tua suora avventurar inchiesta…

ROCHEFORT:
Ella è Regina... Ogni sua gioia è questa.

PERCY:
E il ver parlò la fama?...
Ella è infelice?...
Il Re mutato?...

ROCHEFORT:
E dura ancor contento mai?

PERCY:
Ben dici… ei vive
privo di speme come vive il mio.

ROCHEFORT:
Sommesso parla.

PERCY:
E che temer degg'io?
Da quel dì che, lei perduta,
disperato in bando andai,
da quel dì che il mar passai,
la mia morte cominciò.
Ogni luce a me fu muta.
Dai viventi mi divisi;
ogni terra ov'io m'assisi
la mia tomba mi sembrò.

ROCHEFORT:
E venisti
a far peggiore
il tuo stato a lei vicino?

PERCY:
Senza mente, senza core,
cieco io seguo il mio destino.
Pur talvolta,
in duolo sì fiero.
Mi sorride nel pensiero
la certezza che fortuna
i miei mali vendicò.

(odonsi suoni di caccia)

ROCHEFORT:
Già la caccia si raduna...
Taci: alcun udir ti può.

Scene 7

Escono da varie parti drappelli di cacciatori:
tutto è movimento in fondo alla scena, accorrono paggi,
scudieri, gent armate di picche, ecc. ecc.


CORO:
Olà! Veloci accorrano
i paggi, gli scudieri...
i veltri si dispongono
s'insellino i destrieri...
più che giammai sollecito
esce stamane il Re.

PERCY:
Ed Anna anch'ella!...

ROCHEFORT:
Acquetati.
Forse con lui non è.

PERCY:
Ah! così ne' dì ridenti
del primier felice amore,
palpitar sentiva il core
nel doverla riveder.
Di que' dolci e bei momenti,
ciel pietoso,
un sol mi rendi:
poi la vita mi riprendi,
perch'io mora di piacer.

CORO:
Si appressa il Re: schieratevi...
Al Re si renda onor.

Scene 8

Tutti gli astanti si dispongono in due file.
Rochefort trae seco in disparte Percy.
Entra Enrico e passa inmezzo alle file.
In questo mentre gli si presenta Anna inmezzo alle sue damigelle.
Percy a poco a poco si collocain modo da esser veduto da Enrico.
Hervey e guardie.


ENRICO:
Desta sì tosto, e tolta
oggi al riposo.

ANNA:
In me potea più forte
che il desio del riposo
quel di vedervi. Omai più dì son corsi
ch'io non godea
del mio signor l'aspetto.

ENRICO:
Molte mi stanno in petto e gravi cure. Pur mia
mente ognora a voi fu volta: né un momento solo da voi
ritrassi il mio vegliante sguardo.
Voi qua, Percy?

ANNA:
(Ciel! chi vegg'io…Riccardo!)

ENRICO:
Appressatevi.

PERCY:
(Io tremo.)

ENRICO:
Pronto ben foste...

PERCY:
Un solo istante, o Sire,
che indugiato mi fossi a far palese
il grato animo mio, saria sembrato
errore ad altri, a me sembrò delitto.
La man che me proscritto
alla patria ridona e al tetto antico,
devoto io bacio…

ENRICO:
Non la man d'Enrico.
Dell'innocenza vostra,
già da gran tempo sicurtà mi diede
chi nudrito con voi, con voi cresciuto
conosce della vostra alma il candore.
Anna alfin...

PERCY:
Anna!

ANNA:
(Non tradirmi, o core!)

PERCY:
Voi, Regina!... E fia pur vero
che di me pensier vi prese!

ANNA:
Innocente... il regno intero
vi credette e vi difese...

ENRICO:
E innocente io vi credei,
perché tal sembraste a lei...
Tutto il regno, a me il credete,
v'era invan mallevador.

PERCY:
Ah, Regina?

(si prostra ai suoi piedi, e le bacia la mano)

ANNA:
Oh Dio! Sorgete.

ROCHEFORT:
(Ei si perde!)

ENRICO:
(con la massima indifferenza)

Hervey.

HERVEY:
Signor.

(Percy si appressa a Rochefort.
Enrico si trattiene dallato opposto con Hervey.
Anna è nel mezzo, sforzandosidi celare il suo turbamento.)


ANNA:
(Io sentii sulla mia mano
la sua lacrima corrente...
della fiamma più cocente
si diffonde nel mio cor.)

PERCY:
(a Rochefort)

(Ah! pensava a me lontano:
me ramingo non soffriaogni affanno il core oblia:
io rinasco, io spero ancor.)

ROCHEFORT:
(a Percy)

(Ah! che fai? Ti frena insano.
Ogni sguardo è in te rivolto;
hai palese, hai scritto in volto
lo scompiglio del tuo cor.)

ENRICO:
A te aspetta il far che vano
non riesca il grand'intento;
d'ogni passo, d'ogni accento
sii costante esplorator.

HERVEY:
(ad Enrico)

(Non indarno, il mio Sovrano,
in me fida il suo disegno;
io sarò, mia fé ne impegno,
de' suoi cenni esecutor.)

CORO:
(Che mai fia? Sì mite e umano
oggi il Re, sì lieto in viso?
Mentitore è il suo sorriso,
e foriero del furor.)

ENRICO:
(a Percy colla massima bontà)

Or che reso ai patrii lidi,
e assoluto appien voi siete,
in mia corte, fra i più fidi,
spero ben che rimarrete.

PERCY:
Mesto, o Sire, per natura,
destinato a vita oscura...
mal saprei...

ENRICO:
(interrompendolo)

No, no, lo bramo.
Rochefort, l'affido a te.
Per la caccia ormai partiamo...

(con disinvoltura)
Anna, addio.

ANNA:
(s'inchina)

Son fuor di me.

(I corni danno il segnale della caccia.
Tutti si muovono esi formano in varie schiere.)


TUTTI:
Questo dì per noi/voi spuntato
con sì lieti e fausti auspici,
dai successi più felici
coronato splenderà.

PERCY e ANNA:
(Ah! per me non sia turbato
quando in ciel tramonterà.
Altra preda amico fato
ne' miei lacci guiderà.)

(Anna parte colle damigelle. Enrico con tutto il seguito dei cacciatori.
Rochefort trae seco Percy da un'altraparte.)


Scene 9

Gabinetto nel castello che mette all'interno delle stanze di Anna.

SMETON:
(solo)

Tutto è deserto... Ai loro uffici intente
stansi altrove le ancelle... E dove alcuna
me qui vedesse, ella pur sa che in quelle
più recondite stanze,
anco talvolta
ai privati concenti Anna m'invita.
Questa da me rapita

(si cava dal seno un ritratto)

cara immagine sua, ripor degg'io
pria che si scopra l'ardimento mio,
un bacio ancora, un bacio,
adorate sembianze... Addio, beltade
che sul mio cor posavi,
e col mio core palpitar sembravi.
Ah! parea che per incanto
rispondessi al tuo soffrir:
ogni stilla del mio pianto
risvegliava un tuo sospir.
A tal vista il core audace
pien di speme e di desir,
ti scopria l'ardor vorace
che non oso altrui scoprir.

(va per entrar nell'appartamento)

Odo romor... si appressa
a queste stanze alcun... troppo indugiai.

(si cela dietro una cortina)

Scene 10

Anna e Rochefort.

ANNA:
Bada, bada...
tropp'oltre vai...
troppo insisti, o fratello...

ROCHEFORT:
Un sol momento ti piaccia udirlo:
alcun periglio, il credi,
correr non puoi... bensì lo corri, e grave,
se fa' col tuo rigore,
che il duol soverchi ogni ragion in lui.

ANNA:
Lassa! e cagion del suo ritorno io fui!
Ebben... mel guida, e veglia attento
sì che a noi non giunga alcuno
che a me fedel non sia.

ROCHEFORT:
Riposa in me.

(parte)

Scene 11

Anna e Smeton nascosto.

SMETON:
(affacciandosi guardingo)

(Né uscir poss'io?... Che fia!)

ANNA:
Debole io fui... Dovea ferma negar...
Non mai vederlo... Ahi! vano
di mia ragion consiglio:
non ne ascolta la voce il cor codardo.

Scene 12

Percy e Anna.

ANNA:
Eccolo!... io tremo!... io gelo!...

PERCY:
Anna!…

ANNA:
Riccardo! Sien brevi i detti nostri,
cauti, sommessi. A rinfacciarmi forse
vieni la fé tradita? Ammenda, il vedi,
ampia ammenda ne feci: ambiziosa,
un serto io volli, e un serto ebb'io di spine.

PERCY:
Io ti veggo infelice, e l'ira ha fine;
la fronte mia solcata vedi dal duolo:
io tel perdono:
io sento che, a te vicino,
de' passati affanni
potrei scordarmi, come,
giunto a riva,
il naufragio nocchiero i flutti oblìa.
Ogni tempesta ria
in te s'acquieta, e vien da te mia luce.

ANNA:
Misero e quale speme or ti seduce?
Non sai che moglie son, che son Regina?

PERCY:
Ah! non lo dir, nol debbo,
nol vo saper.
Anna per me tu sei, Anna soltanto;
ed io non son l'istesso
Riccardo tuo quel che t'amò cotanto,
Quel che ad amare t'insegnò primiero?...
E non t'aborre il Re?

ANNA:
M'aborre è vero.

PERCY:
S'ei t'aborre, io t'amo ancora
qual t'amava in basso stato;
meco oblia di sposo ingrato
il disprezzo ed il rigor.

ANNA:
Ah! non sai che i miei legami
come sacri orrendi sono,
che con me s'asside in trono
il sospetto ed il terror.
Ah! mai più, s'è ver che m'ami,
non parlar con me d'amor.

PERCY:
Ah! crudele.

ANNA:
Forsennato.
Fuggi, va ten fo preghiera.

PERCY:
No, giammai...

ANNA:
Ne oppone il fato
invincibile barriera.

PERCY:
Io la sprezzo.

ANNA:
In Inghilterra
non ti trovi il nuovo albor.

PERCY:
Ah! cadavere sotterra
ei mi trovi, e teco ancor.

ANNA:
Fuggi.

PERCY:
No.

ANNA:
Riccardo!... ah!
per pietà del mio spavento,
dell'orrore in cui mi vedi
cedi ai prieghi, al pianto cedi;
ci divida e terra e mar.
Cerca altrove un cor contento
cui non sia delitto amar.

PERCY:
Al tuo piè trafitto e spento
io cadrò se tu lo chiedi
ma ch'io resti mi concedi solamente a sospirar.
Presso a te mi fia contento
il soffrir ed il penar.

ANNA:
(risoluta)

Parti, il voglio;
alcun potria ascoltarti in queste mura.

PERCY:
Partirò, ma dimmi pria,
ti vedrò?... Prometti... Giura.

ANNA:
No: mai più.

PERCY:
Mai più! Sia questa
mia risposta al tuo giurar.
(snuda la spada per trafiggersi)

ANNA:
(gettando un grido)

Ah! che fai! Spietato.

Scene 13

Smeton e detti.

SMETON:
Arresta!

ANNA:
Giusto ciel!

PERCY:
Non ti appressar.

(Vogliono scagliarsi uno contro l'altro.)

ANNA:
Deh! fermate... io son perduta.
Giunge alcuno... io più non reggo.

(si abbandona sopra una sedia)

Scene 14

Rochefort, accorrendo spaventato, e detti.

ROCHEFORT:
Ah! sorella...

SMETON:
Ella è svenuta.

ROCHEFORT:
Giunge il Re.

PERCY e ROCHEFORT:
Il Re!

Scene 15

Enrico, Hervey e detti.

ENRICO:
Che veggo?
Destre armate in queste porte!
In mia reggia nudi acciar!
Olà, guardie.

Scene 16

Alla voce del Re accorrono i cortigiani, le dame, i paggi
ed i soldati. Indi Giovanna Seymour.


PERCY:
Avversa sorte!

CORO:
Che mai fu?

SMETON e ROCHEFORT:
Che dir? che far?

(un poco di silenzio)

ENRICO:
Tace ognuno, è ognun tremante!
Qual misfatto or qui s'ordìa?
Io vi leggo nel sembiante
che compiuta è l'onta mia:
testimonio è il regno intero
che costei tradiva il Re.

SMETON:
Sire... ah! Sire... non è vero.
Io lo giuro al vostro piè.

ENRICO:
Tanto ardisci. Al tradimento
già sì esperto, o giovinetto?

SMETON:
Uccidetemi s'io mento:
nudo, inerme
io v'offro il petto.

(gli cade il ritratto di Anna)

ENRICO:
Qual monile?

SMETON:
Oh ciel!

ENRICO:
Che vedo,
al mio sguardo appena il credo!
Del suo fiero tradimento
ecco il vero accusator.

PERCY e ANNA:
Oh! angoscia!

SMETON e ROCHEFORT:
Oh! mio spavento!

ANNA:
Ove son! O mio signor!

(Rinviene, si avvicina ad Enrico: egli è fremente.
Tacciono tutti, abbassano gli occhi.)


In quegli sguardi impresso
il tuo sospetto io vedo;
ma per pietà lo chiedo,
non condannarmi, o Re.
Lascia che il core oppresso
torni per poco in sé.

ENRICO:
Del tuo nefando eccesso
vedi in mia man la prova.
Il lacrimar non giova;
fuggi lontan da me.
Poter morire adesso,
meglio sarìa per te.

PERCY:
(Cielo! un rivale in esso.
Un mio rival felice!
E me l'ingannatrice
volea bandir da sé?
Tutta ti sfoga adesso,
ira del fato, in me.)

GIOVANNA:
All'infelice appresso
poss'io trovarmi, o cielo.
Preso d'orror, di gelo,
come il mio cor non è?
Spense il mio nero eccesso
ogni virtude in me.

SMETON e ROCHEFORT:
Ah! l'ho perduta io stesso,
colma ho la sua sventura!
Il giorno a me si oscura,
non mi sostiene il piè.
Poter morire adesso
meglio saria per me.

ENRICO:
In separato carcere
tutti costor sian tratti.

ANNA:
Tutti!... Deh! Sire...

ENRICO:
Scostati!

ANNA:
Un detto sol...

ENRICO:
Ritratti!
Non io, sol denno i giudici
la tua discolpa udir.

ANNA:
Giudici... ad Anna!!

PERCY, SMETON e ROCHEFORT:
Ahi, misera!

GIOVANNA e CORO:
(È scritto il suo morir!)

ANNA:
(Ah! segnata è la mia sorte,
se mi accusa chi condanna.
Ah! di legge si tiranna
al poter soccomberò.
Ma scolpata dopo morte
e assoluta un di sarò.)

ENRICO:
(Sì, segnata è la tua sorte,
se un sospetto aver poss'io.
Chi divide il soglio mio
macchia in terra aver non può.
Mi fia pena la tua morte,
ma la morte a te darò.)

PERCY, GIOVANNA,SMETON e ROCHEFORT:
(Ah! segnata è la mia sorte; a sfuggirla ogni opra è vana.
Arte in terra, o forza umana, mitigarla omai non può.
Nel mio core è già la morte e la morte ancor non ho.)

CORO:
(Ah! di quanti avversa sorte mali afflisse il soglio inglese.
Un funesto in lui non scese
pari a quello che scoppiò.
Innocenza ha qui la morte che il delitto macchinò.)

libretto by Felice Romani 
Contents: Personaggi; Act 1; Act 2; Act 3

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