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Il trittico (Il tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi)” by Giacomo Puccini libretto (Italian)

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Contents: Il Tabarro; Suor Angelica; Gianni Schicchi
Gianni Schicchi

Personaggi

Gianni Schicchi (age 50) — baritono
Lauretta, sua figlia (age 21) — soprano
I parenti di Buoso Donati:
Zita detta "La Vecchia", cugina di Buoso (age 60) — contralto
Rinuccio, nipote di Zita (age 24) — tenore
Gheraldo, nipote di Buoso (age 40) — tenore
Nella, sua moglie (age 34) — soprano
Gheraldino, loro figlio (age 7) — soprano or treble
Betto Di Signa, cognato di Buoso, povero e malvestito, età indefinibile — bass
Simone, cugino di Buoso (age 70) — bass
Marco, suo figlio (age 45) — baritono
La Ciesca, moglie di Marco (age 38) — mezzo-soprano
Maestro Spinelloccio, medico — basso
Messer Amantio Di Nicolao, notaro — baritono
Pinellino, calzolaio — basso
Guccio, tintore — basso

L’azione si volge nel 1299 a Firenze.

La camera da letto di Buoso Donati. A sinistra
la porta d’ingresso; oltre un pianerottolo e la
scala; quindi una finestra a vetri fino a terra
per cui si accede al terrazzo con la ringhiera
di legno che gira esternamente la facciata
della casa. Nel fondo a sinistra un finestrone
da cui si scorge la torre di Arnolfo. Sulla
parete di destra una scaletta di legno conduce
ad un ballatoio su cui trovansi uno stipo e una
porta. Sotto la scala un’altra porticina. A
destra, nel fondo, il letto. Ai lati del letto
quattro candelabri con quattro ceri accesi.
Davanti al letto un candelabro a tre candele
spento. Le sarge del letto, semichiuse,
lasciano intravedere un drappo rosso che
ricopre un corpo. I parenti di Buoso sono in
ginocchio, intorno al letto, in atto di preghiera.
Gherardino è a sinistra, vicino alla parete; è
seduto in terra, volta le spalle ai parenti e si
diverte a far ruzzolare delle palline di legno.
Luce di sole e luce di candele; sono le nove
del mattino.


I parenti di Buoso sussurrano una
preghiera, mentre Marco, la vecchia Zita e la
Ciesca si lamentano addolorati.

ZITA
Povero Buoso!

SIMONE
Povero cugino!

RINUCCIO
Povero zio!

LA CIESCA, MARCO
Oh, Buoso!

NELLA, GHERARDO
Buoso!

BETTO
O cognato! O cogna-
(Gherardino butta in terra una sedia, e i
parenti, colla scusa di zittire Gherardino,
zittiscono Betto.)


TUTTI
Sciii!

GHERARDO
Io piangerò per giorni e giorni!
(a Gherardino che lo tira per le vesti e gli dice
qualcosa all’orecchio)

Sciò!

NELLA
Giorni? Per mesi!
(a Gherardino)
Sciò!
LA CIESCA
Mesi? Per anni ed anni!

ZITA
Ti piangerò tutta la vita mia!

LA CIESCA, MARCO
Povero Buoso!

ZITA (allontanando Gherardino)
Portatecelo voi, Gherardo, via!
(Gherardo si alza, prende il figliolo per un
braccio e a strattoni lo porta via dalla
porticina di sinistra.)


ZITA, LA CIESCA, RINUCCIO, MARCO, SIMONE
Oh, Buoso, Buoso,
tutta la vita
piangeremo la tua dipartita.

LA CIESCA
Piangerem...

RINUCCIO
Piangerem.

ZITA
Buoso, Buoso!

LA CIESCA
...tutta la vita.
(Tutti ripigliano a pregare, meno Betto e Nella
che si parleranno all'orecchio.)

NELLA
Ma come? Davvero?

BETTO
Lo dicono a Signa.

RINUCCIO (a Nella)
Che dicono a Signa?

NELLA
Si dice che...
(Parla all'orecchio di Pinuccio.)

RINUCCIO
Giaaaa?!

BETTO
Lo dicono a Signa.

LA CIESCA (a Betto)
Che dicono a Signa?

BETTO
Si dice che...
(Parla piano a Ciesca.)

LA CIESCA
Nooooo!?
Marco, lo senti, che dicono a Signa?
Si dice che...
(Parla piano all'orecchio di Marco.)
MARCO
Eeeeeh?!

ZITA
Ma insomma possiamo sapere...

BETTO
Lo dicono a Signa.

ZITA
...che diamine dicono a Signa?

BETTO
Ci son delle voci,
dei mezzi discorsi.
Dicevan iersera
dal Cisti fornaio;
“Se Buoso crepa, pei frati è manna.
Diranno; Pancia mia, fatti capanna!”
E un altro; “Sì, sì, sì, nel testamento
ha lasciato ogni cosa ad un convento.”

SIMONE
Ma che?! Chi lo dice?

BETTO
Lo dicono a Signa.

SIMONE
Lo dicono a Signa???
GLI ALTRI
Lo dicono a Slgna.
(I parenti sono sempre in ginocchio, ma non
pensano più alle preghiere e si guardano l’un
l’altro, sorpresi.)


GHERARDO
O Simone?

LA CIESCA
Simone?

ZITA
Parla tu, se’ il più vecchio.

MARCO
Tu se’ anche stato podestà a Fucecchio.

ZITA
Che ne pensi?

MARCO
Che ne pensi?

SIMONE (dopo aver riflettuto)
Se il testamento è in mano d’un notaio,
chi lo sa? Forse è un guaio!
Se però ce l’avesse
lasciato in questa stanza,
guaio pei frati, ma per noi: speranza.
GLI ALTRI
Guaio pel frati, ma per noi; speranza.
(Tutti si alzano di scatto.)

RINUCCIO (a parte)
O Lauretta, amore mio,
sperlam nel testamento dello zio!
(Ricerca febbrile. Betto adocchia un piatto
d’argento sul quale vi è uno stile e un paio di
forbici, pure d’argento. Cautamente guardingo
allunga una mano per agguantare il contenuto
del piatto, ma un falso allarme di Simone lo disturba.)


SIMONE
Ah!
(Tutti si voltano; Betto fa il distratto. Simone
guarda meglio una pergamena.)

No. Non è.
(Si riprende la cerca; Betto agguanta le forbici
e lo stile, le striscia al panno della manica e li
mette in tasca. Ora tenta di trafugare il piatto;
allunga la mano, ma un falso allarme di Zita fa
voltare tutti.)


ZITA
Ah!
(cacciando la testa nello stipo)
No. Non c’è.
(Si riprende più affannosamente la cerca. I
parenti, inferociti, non sanno più dove cercare;
buttano all’aria tutto nella camera; rovistano i
cassetti, le credenze, le cassapanche, sotto il
letto. Le pergamene, le carte volano per l’aria.
Rinuccio, che è salito allo stipo in cima alla
scala, riesce ad aprirlo.)


MARCO
Dove sia?

SIMONE, BETTO
NO, non c’è!

RINUCCIO
Salvati! Salvati!
Il testamento di Buoso Donati.
(Tutti accorrono colle mani protese per
afferrare il testamento. Ma Rinuccio mette il
rotolo di pergamena nella sinistra e protende
la destra come per fermare lo slancio dei
parenti.)


Zia, l’ho travato io!
come compenso, dimmi se lo ZÌO,
povero zio,
m’avesse lasciato bene bene,
se tra poco si fosse tutti ricchi,
in un giorno di festa come questo,
mi daresti il consenso di sposare
la Lauretta, figliola dello Schicchi?
Mi sembrerà più dolce il mio redaggio
potrei sposarla per Calendimaggio.

BETTO
Ma sì!

GHERARDO
Ma sì!

LA CIESCA, MARCO, SIMONE
Ma sì!

NELLA, GHERARDO
C’è tempo a riparlarne.

RINUCCIO
Potrei sposarla per Calendimaggio.

GHERARDO, MARCO
Qui, presto il testamento!

LA CIESCA
Lo vedi che si sta
colle spine sotto i piedi?

RINUCCIO (dando il testamento alla Zita)
Zia!

ZITA
Se tutto andrà come si spera,
sposa chi vuoi, sia pure la versiera!
RINUCCIO
Ah! Io zio mi voleva tanto bene,
m’avrà lasciato colle tasche piene!
(a Gherardino che è tornato ora in scena)
Corri da Gianni Schicchi,
digli che venga qui colla Lauretta;
c’è Rinuccio di Buoso che l’aspetta.
(dandogli due monete)
A te, due popolini;
comprati confortini.
(Gherardino corre via. La Zita va al tavolo e vi
si siede: i parenti la seguono e l’attorniano. La
Zita cerca le forbici per tagliare i nastri del
rotolo; non trova le forbici. Guarda intorno i
parenti, sospettosa. La Zita strappa il nastro
colle mani ed apre: appare una seconda
pergamena che avvolge ancora il testamento.)


ZITA (leggendo)
“Ai miei cugini Zita e Simone.”

SIMONE
Povero Buoso!

ZITA
Povero Buoso!
(In un impeto di riconoscenza Simone accede
le tre candele del candelabro spento.)

SIMONE
Tutta la cera tu devi avere!
Insin’in fondo si deve struggere.
SÌ, godi, godi!
Povero Buoso!

I PARENTI
Povero Buoso!
Se m’avesse lasciato questa casa!
E i muligni di Signa!
Poi la mula!
Se m’avesse lasciato...
...la mula e i muligni di Signa!
I muligni di Signa!
La mula, i muli -

ZITA
Zitti!
È aperto.
(La Zita è in mezzo col testamento in mano;
ha dietro a sé un grappolo umano. Tutti i visi
sono assorti nella lettura. A un tratto i visi si
cominciano a rannuvolare, arrivando poco a
poco ad una espressione tragica. La Zita si
abbandona su di una sedia, lasciando cadere
a terra il testamento. Simone spegne le tre
candele. Cala le sarge del letto e spegne gli
altri candelabri. Gli altri parenti vanno
ciascuno a cercare una sedia, una
cassapanca e vi si sprofondano, muti, gli occhi
sbarrati, fissi.)

SIMONE
Dunque era vero! Noi vedremo i frati
ingrassare alla barba dei Donati!

LA CIESCA
Tutti quei bei fiorini accumulati
finire nelle tonache dei frati!

MARCO
Privare tutti noi d’una sostanza,
e i frati far sguazzar nell’abbondanza.

BETTO
lo dovrò misurarmi il bere a Signa,
e i frati beveranno il vin di vigna!

ZITA, LA CIESCA, NELLA
Si faranno slargar spesso la cappa,
noi schianterem di bile, e loro, pappa!

RINUCCIO
La mia felicità sarà rubata
dall’“Opera di Santa Reparata”!

GHERARDO
Aprite le dispense dei conventi!
Allegri, frati, ed arrotate i denti!
ZITA
Eccovi le primizie di mercato!
Fate schioccar la lingua col palato!
A voi, poveri frati; tordi grassi!

SIMONE
Quaglie pinate!

NELLA
Lodole!

GHERARDO
Ortolani!

ZITA
Beccafichi!

SIMONE
Quaglie pinate!
Oche ingrassate!

ZITA
Ortolani!

BETTO
E galletti!

LA CIESCA, NELLA, RINUCCIO, GHERARDO
Galletti?

TUTTI
Gallettini!
RINUCCIO
Galletti di canto tenermi!

ZITA, MARCO
E colle facce rosse e ben pasciute,
ridetevi di noi: ah! ah! ah! ah!

SIMONE, BETTO
E colle facce ben pasciute,
schizzando dalle gote la salute:

LA CIESCA, NELLA, GHERARDO, poi anche
RINUCCIO
Lodole e gallettini!
Eccolo là un Donati!

TUTTI
Ah! ah! ah! Eccolo là!
Eccolo là un Donati!
Ah! ah! Ah! Eccolo là!
E la voleva lui l’eredità!
Ridete, o frati,
ridete alla barba dei Donati!
Ah! ah! ah! ah!

ZITA
Chi l’avrebbe mai detto
che quando Buoso andava al cimitero,
si sarebbe pianto per davvero!
(Lentamente ognuno cerca di nuovo una sedia
per cadervi sopra.)


ZITA, LA CIESCA, NELLA
E non c’è nessun mezzo...
SIMONE, BETTO
...per cambiarlo?

ZITA, MARCO
...per girarlo?

GHERARDO
...addolcirlo?

MARCO
O Simone, Simone?

ZITA
Tu sei il più vecchio.

MARCO
Tu se’ anche stato podestà a Fucecchio.
(Simone fa un cenno come per dire che è
impossibile trovare un rimedio.)


RINUCCIO
C’è una persona sola che ci può consigliare,
forse salvare.

GLI ALTRI
Chi?

RINUCCIO
Gianni Schicchi.

GLI ALTRI
Oh!
ZITA
Dì Gianni Schicchi, della figliola,
non vo’ sentirne parlar mai più.
E intendi bene.

GHERARDINO (entrando di corsa)
È qui che viene.

I PARENTI
Chi?

GHERARDINO
Gianni Schicchi!

ZITA
Chi l’ha chiamato?

RINUCCIO
Io l’ho mandato
perché speravo -

I PARENTI
È proprio il momento
d’aver Gianni Schicchi fra i piedi! ecc.

ZITA
Ah! bada! se sale,
gli fo ruzzolare le scale!

GHERARDO
(a Gherardino, sculacciandolo)
Tu devi obbedire soltanto a tuo padre:
là, là!
(Lo caccia nella stanza in cima alla scala.)

SIMONE
Un Donati sposare la figlia d’un villano!

ZITA
D’uno sceso a Firenze dal contado!
Imparentarsi colla gente nova!
Io non voglio che venga!
Non voglio!

RINUCCIO
Avete torto.
È fine, astuto.
Ogni malizia di leggi e codici
conosce e sa.
Motteggiatore! Beffeggiatore!
C’è da fare una beffa nuova e rara?
È Gianni Schicchi che la prepara.
Gli occhi furbi gli illuminan di riso
lo strano viso,
ombreggiato da quel suo gran nasone
che pare un torrachione per così.
Vien dal contado? Ebbene, che vuol dire?
Basta con queste ubbie grette e piccine!
Firenze è come un albero fiorito,
che in piazza dei Signori ha tronco e fronde,
ma le radici forze nuove apportano
dalle convalli limpide e feconde.
E Firenze germoglia ed alle stelle
salgon palagi saldi e torri snelle!
L’Arno, prima di correre alla foce,
canta baciando piazza Santa Croce,
e il suo canto è sì dolce e sì sonoro
che a lui son scesi i ruscelletti in coro.
Così scendonvi dotti in arti e scienze
a far più ricca e splendida Firenze.
E di Val d’Elsa giù dalle castella
ben venga Arnolfo a far la torre bella.
E venga Giotto dal Mugel selvoso,
e il Medici mercante coraggioso.
Basta con gli odi gretti e coi ripicchi!
Viva la gente nova e Gianni Schicchi!
(Si bussa alla porta.)
È lui!
(Apre la porta; entra Gianni Schicchi seguito
da Lauretta.)


GIANNI SCHICCHI
(Si sofferma sulla porta, guardando
meravigliato la fila desolata dei parenti.)

Quale aspetto sgomento e desolato!...

RINUCCIO
Lauretta!

LAURETTA
Rino!

GIANNI SCHICCHI
...Buoso Donati, certo, è migliorato!

RINUCCIO
Amore mio!

LAURETTA
Perché sì pallido?

RINUCCIO
Ahimè, lo zio...

LAURETTA
Ebbene, parla.

RINUCCIO
Amore, amore,
quanto dolore.

LAURETTA
Quanto dolore.
(Schicchi avanza lentamente nella camera e
vede i candelabri intorno al letto.)

SCHICCHI (fra sé)
Ah! andato?
Perché stanno a lagrlmare?
Tl recitano meglio d’un giullare!
(forte)
Ah! comprendo il dolor di tanta perdita.
Ne ho l’anima commossa.

GHERARDO
Eh! la perdita è stata proprio grossa!

SCHICCHI
Eh! son cose...
Mah! Come si fa!
In questo mondo
una cosa si perde,
una si trova,
si perde Buoso,
ma c’è l’eredità!

ZITA
Sicuro! Ai frati!

SCHICCHI
Ah! Diseredati?

ZITA
Diseredati!
Sì, sì, diseredati!
E perciò ve lo canto;
pigliate la figliuola,
levatevi di torno,
io non do mio nipote
ad una senza dote!

RINUCCIO
O zia, io l’amo, l’amo!

LAURETTA
Babbo, babbo, lo voglio!

SCHICCHI
Figliola, un po’ d’orgoglio!

ZITA
Non me n’importa un corno!

SCHICCHI
Brava la vecchia! Brava! Per la dote
sacrifichi mia figlia e tuo nipote!
Brava la vecchia! Brava!
Vecchia taccagna! stillina!
sordida! spilorcia! gretta!
(tirando Lauretta a sinistra)
Ah! vieni, vieni!
Un po’ d’orgoglio! vieni, vieni!

LAURETTA
Rinuccio, non lasciarmi!
L’hai giurato sotto la luna a Fiesole!
L’hai giurato quando tu m’hai baciato!
No, non lasciarmi!
No, non lasciarmi, Rinuccio, no!

RINUNCIO
Lauretta mia, ricordati,
tu m’hai giurato amore!
E quella sera Fiesole
sembrava tutto un fiore.
Ricordati, ricordati,
amore, amore.

ZITA
Anche m’insulta!
Senza la dote non do,
non do il nipote, non do il nipote!
Rinuccio, vieni, lasciali andare.
Sarebbe un volerti rovinare!
Vieni, vieni.

LAURETTA, RINUCCIO
Addio, speranza bella,
s’è spento ogni tuo raggio,
non ci potrem sposare
per il Calendimaggio.

SCHICCHI
Ah! vieni, Lauretta, vieni,
rasciuga gli occhi,
sarebbe un parentado
di pintocchi.
Un po’ d’orgoglio!
Ah! vieni, vieni!
ZITA
Ma vieni! Rinuccio, vieni,
ma vieni, vieni,
lasciali andare.
Via, via di qua!

I PARENTI
Anche le dispute fra innamorati!

LAURETTA
Babbo, lo voglio!

RINUCCIO
O Zia, la voglio!

ZITA
Ed io non voglio!

SCHICCHI
Un po’ d’orgoglio!

I PARENTI
Proprio il momento!
Pensate al testamento!

SCHICCHI
Vecchia taccagna, gretta, sordida...

I PARENTI
Pensate al testamento!
ZITA
Ma vieni, vieni!

SCHICCHI
...spilorcia, via!

LAURETTA, RINUCCIO
Amore!

SCHICCHI
Via di qua! Ah, vieni, vieni!

ZITA
NO, no, non voglio!
Via di qua!

I PARENTI
Pensate al testamento!

LAURETTA, RINUCCIO
Amore!

ZITA
No! no! no!

SCHICCHI
Vien! vien! vien!

RINUCCIO (fermando Schicchi)
Signor Giovanni, rimanete un momento.
(alla Zita)
Invece di sbraitare dategli il testamento.
(allo Schicchi)
Cercate di salvarci!
A voi non può mancare
un’idea portentosa, una trovata,
un rimedio, un ripiego, un espediente!

SCHICCHI
A pro di quella gente?
Niente! niente! niente!

LAURETTA
(in ginocchio, dinanzi a Gianni Schicchi)
O mio babbino caro,
mi piace, è bello, bello;
vo’ andare in Porta Rossa
a comperar l’annello!
SÌ, sì, ci voglio andare!
E se l’amassi indarno,
andrei sul Ponte Vecchio,
ma per buttarmi in Arno!
Mi struggo e mi tormento!
O dio, vorrei morir!
Babbo, pietà, pietà!
Babbo, pietà, pietà!

SCHICCHI
Datemi il testamento!
(Rinuccio dà il testamento a Gianni; questi
passeggia, in su e in giù, assorto nella lettura.
I parenti lo seguono cogli occhi, poi

inconsciamente finiscono coll'andargli dietro.
Schicchi si arresta di colpo.)

Niente da farei

LAURETTA, RINUCCIO
Addio, speranza bella,
dolce miraggio;
non ci potrem sposare
per il Calendimaggio!
(Gianni Schicchi riprende a passeggiare
leggendo più attentamente il testamento.)


SCHICCHI (s'arresta di botto)
Niente da farei

LAURETTA, RINUCCIO
Addio, speranza bella,
s’è spento ogni tuo raggio.

SCHICCHI
Però!...

LAURETTA, RINUCCIO
Forse ci sposeremo per il Calendimaggio!
(I parenti circondano Schicchi, guardandolo
con grande ansietà. Lo Schicchi, immobile nel
mezzo della scena, gesticola parcamente,
guardando innanzi a sé. A poco a poco il suo
viso diventa sorridente, trionfante.)

I PARENTI
Ebbene?

SCHICCHI
Laurettina, va sul terrazzino;
porta i minuzzolini all’uccellino.
(fermando Rinuccio che vuole seguire Lauretta)
Sola.
(Appena Lauretta è uscita. Schicchi si rivolge
ai parenti.)

Nessuno sa che Buoso ha reso il fiato?

I PARENTI
Nessuno.

SCHICCHI
Bene!
Ancora nessuno deve saperlo.

I PARENTI
Nessuno saprà.

SCHICCHI
E i servi?

ZITA
Dopo l’aggravamento,
in camera, nessuno.

SCHICCHI (a Marco e Gherardo)
Voi due portate il morto e i candelabri
là dentro nella stanza dirimpetto.
Donne, rifate il letto!

ZITA, LA CIESCA, NELLA
Ma -

SCHICCHI
Zitte, obbedite!
(Marco e Gherardo scompariscono fra le sarge
del letto e ricompaiono con un fardello rosso
che portano nella camera di destra. Simone,
Betto e Rinuccio portano via i candelabri, e le
donne cominciano a ravviare il letto. Si bussa
alla porta: si fermano tutti, sorpresi.)


I PARENTI
Ah!

SCHICCHI
Chi può essere? Ah!

ZITA
Maestro Spinelloccio, il dottore!

SCHICCHI
Guardate che non passi.
Ditegli qualche cosa,
che Buoso è migliorato
e che riposa.
(I parenti si affollano alla porta e la schiudono
appena. Schicchi si nasconde dietro alle sarge.

Betto avvicina gli scuri della finestra.)

MAESTRO SPINELLOCCIO
L’è permesso?

I PARENTI
Buon giorno, Maestro Spinelloccio.

ZITA, MARCO, BETTO
Va meglio!

LA CIESCA, RINUCCIO, GHERARDO
Va meglio!

NELLA
Va meglio!

SIMONE
Va meglio!

MAESTRO SPINELLOCCIO
Ha avuto il benefissio?

ZITA, SIMONE, BETTO
Altro che!

LA CIESCA, NELLA, MARCO
Altro che!

MAESTRO SPINELLOCCIO
A che potensa
l’è arrivata la sciensa!
Be’, vediamo, vediamo.
(Spinelloccio fa per entrare; i parenti lo
fermano.)


ZITA, MARCO
No! Riposa.

MAESTRO SPINELLOCCIO
Ma io -

LA CIESCA, SIMONE
Riposa.

SCHICCHI (con voce contraffatta)
No, no, Maestro Spinelloccio.
(Alla voce contraffatta dello Schicchi i parenti
danno un traballone, poi si accorgono che è
Schicchi che contraffà la voce di Buoso.)


MAESTRO SPINELLOCCIO
Oh! Messer Buoso!

SCHICCHI
Io tanta voglia di riposare,
potreste ripassare questa sera?
Son quasi addormentato.

MAESTRO SPINELLOCCIO
Sì, Messer Buoso.
Ma va meglio?

SCHICCHI
Da morte son rinato.
A stasera.
MAESTRO SPINELLOCCIO
A stasera.
(ai parenti)
Anche alla voce sento; è migliorato.
Eh! a me non è mai morto un ammalato.
Non ho delle pretese,
il merito l’è tutto
della scuola Bolognese.

I PARENTI
A stasera, Maestro.

MAESTRO SPINELLOCCIO
A questa sera.
(I parenti chiudono la porta e si volgono allo
Schicchi che è uscito dal suo nascondiglio.
Betto va a riaprire le finestre; entra la luce.)


SCHICCHI
Era uguale la voce?

I PARENTI
Tale e quale!

SCHICCHI
Ah, vittoria! vittoria!
Ma non capite?

I PARENTI
No!
SCHICCHI
Ah, che zucconi!
Si corre dal notaio;
“Messer notaio, presto!
Vien da Buoso Donati.
C’è un gran peggioramento.
Vuol fare testamento.
Portate su con voi le pergamene;
presto, messere, se no, è tardi!”
Ed il notaio viene.
Entra:
la stanza è semioscura,
dentro il letto intravede
di Buoso la figura.
In testa la cappellina,
al viso la pezzolina.
Fra cappellina e pezzolina un naso
che par quello di Buoso e invece è il mio,
perché al posto di Buoso ci son io!
Io, lo Schicchi, con altra voce e forma.
Io falsifico in me Buoso Donati,
testando e dando al testamento norma.
O gente! Questa matta bizzarria
che mi zampilla nella fantasia
è tale da sfidar l’eternità!

I PARENTI
Schicchi! Schicchi! Schicchi!
(Come strozzati dalla commozione i parenti
attorniano Gianni Schicchi; gli baciano le mani e le vesti.)

Schicchi! Schicchi! Schicchi! ecc.

ZITA (a Rinuccio)
Va, corri dal notaio.

RINUCCIO
Io corro dal notaio.
(Esce correndo.)

I PARENTI
Caro Gherardo, Marco, Zita, Ciesca, ecc.

SCHICCHI
Oh! quale commozione!

I PARENTI
Nella, Ciesca, Schicchi!! Schicchi!!
Schicchi! Schicchi!
Gherardo, Marco, Zita.
O giorno d’allegrezza!
La beffa ai frati è bella!
Schicchi! Schicchi! Schicchi!

SCHICCHI
Oh! quale commozione!
Oh! quale commozione!
(I parenti si abbracciano e si baciano con
grande effusione.)

I PARENTI
Come è bello l’amore fra I parenti!
Come è bello l’amore fra I parenti!

SIMONE
O Gianni, ora pensiamo
un po’ alla divisione:
I fiorini in contanti?

I PARENTI
In parti eguali!

SIMONE
A me i poderi di Fucecchio.

ZITA
A me quelli di Figline.

BETTO
A me quelli di Prato,

GHERARDO
A noi le terre d’Empoli.

MARCO
A me quelle di Quintole.

BETTO
A me quelle di Prato.

SIMONE
E quelle di Fucecchio.
ZITA
Resterebbero ancora:
la mula, questa casa
e I mulini di Slgna.

MARCO
Son le cose migliori.

SIMONE
Ah, capisco, capisco.
Perché sono il più vecchio
e sono stato podestà a Fucecchio,
volete darli a me. lo vi ringrazio.

ZITA
No, no, no, no! Un momento!
Se tu se’ vecchio, peggio per te!
Peggio per te!

I PARENTI
Sentilo, sentilo, il podestà!
Vorrebbe il meglio dell’eredità!
La casa, la mula, i mulini di Signa toccano a me!
La mula, i mulini, la casa toccano a me!
La casa, i mulini toccano a me! ecc.

SCHICCHI
Quanto dura l’amore fra i parenti!
Ah! ah!
ah! ah!
ah! ah!
Ah! ah! ah! ah! ecc.
(Si odono i rintocchi di una campana che
suona a morto. Tutti i parenti ammutoliscono allibiti.)


I PARENTI
L’hanno saputo!
Hanno saputo che Buoso è crepato!
(Gherardo si precipita giù dalla scala d’uscita.)

SCHICCHI
Tutto è crollato!

LAURETTA (affacciandosi dal terrazzo)
Babbo, si può sapere?
L’uccellino non vuole più minuzzoli.

SCHICCHI
Ora dagli da bere!
(Lauretta scompare di nuovo sul terrazzo.
Gherardo rientra affannato.)


GHERARDO
È preso un accidente al moro battezzato
del signore capitano.

I PARENTI
Requiescat in pace!

SIMONE
Per la casa, la mula, i mulini
propongo di rimetterei
alla giustizia, all’onestà di Schicchi.

I PARENTI
Rimettiamoci a Schicchi!

SCHICCHI
Come volete.
Datemi i panni per vestirmi.
Presto, presto!
(Zita, Nella e la Ciesca prendono da una
cassapanca la pezzolina, la cappellina e una
camicia da notte di Buoso e mano a mano le
portano a Gianni Schicchi e lo ranno vestire.)


ZITA
Ecco la cappellina!
(sottovoce, a Schicchi)
Se mi lasci la mula, questa casa,
i mulini di Signa,
ti dò trenta fiorini.

SCHICCHI
Sta bene!
(Zita si allontana, fregandosi le mani. Simone si
avvicina con fare distratto a Schicchi.)


SIMONE
Se lasci a me la casa,
la mula ed i mulini,
ti dò cento fiorini.

SCHICCHI
Sta bene!
BETTO
(si avvicina furtivo a Schicchi)
Gianni, se tu mi lasci
questa casa, la mula ed i mulini di Signa,
ti gonfio di quattrini!

SCHICCHI
Sta bene!

(Nella parla a parte con Gherardo, poi si
avvicina a Schicchi.)


NELLA
Ecco la pezzolina!
(sottovoce)
Se lasci a noi la mula,
i mulini di Signa e questa casa,
a furia di fiorini ti s’intasa!

SCHICCHI
Sta bene!
(La Ciesca parla sottovoce a Marco poi si
avvicina a Schicchi.)


LA CIESCA
Ed ecco la camicia.
(sottovoce)
Se ci lasci la mula,
i mulini di Signa e questa casa,
per te mille fiorini!

SCHICCHI
Sta bene!
(Tutti i parenti sono soddisfatti e si fregano le
mani. Intanto Gianni Schicchi si infila la
camicia. Le tre donne attorniano Schicchi e lo
ammirano; Simone è alla finestra per vedere
se arriva il notaio. Gherardo sbarazza il tavolo
dove dovrà sedere il notaio; Marco e Betto
tirano le sarge del letto e ravviano la stanza.)


NELLA
Spogliati, bambolino,
ehé ti mettiamo in letto.
E non aver, non aver dispetto, no, no,
se cambio il carnicino!
Si spiuma il canarino,
il volpe cambia pelo,
il ragno ragnatela,
il cane cambia cuccia,
la serpe cambia buccia.

ZITA
È bello, portentoso!
Chi vuoi che non s’inganni?
È Gianni che fa Buoso?
È Buoso che fa Gianni?
Il testamento è odioso?
Un camicion maestoso,
il viso, il viso dormiglioso,
il naso ponderoso,
l’accento lamentoso, ah!

LA CIESCA
Fa’ presto, bambolino,
ché devi andar a letto.
Se va bene il giochetto,
ti diamo un confortino!
L’uovo divien pulcino,
il fior diventa frutto,
i frati mangian tutto,
ma il frate impoverisce,
la Ciesca s’arricchisce, ah!

NELLA
E il buon Gianni...

ZITA
...cambia panni...

NELLA
...per poterci servir!

LA CIESCA
Cambia viso...

ZITA
...muso e naso...

LA CIESCA
...per poterci servir!

NELLA
Cambia accento...

ZITA
...testamento...

TUTTE E TRE
...per poterci servir!
SCHICCHI
Ti servirò a doveri

LE DONNE
Bravo così.

SCHICCHI
Contente vi farò!

LE DONNE
Proprio così.
O Gianni, Gianni, nostro salvatori

LA CIESCA, NELLA
O Gianni Schicchi, nostro salvatore!

ZITA
O Schicchi!

LA CIESCA, NELLA
O Schicchi!

ZITA
O Gianni Schicchi, nostro salvatore!

NELLA, GHERARDO
È preciso?

LA CIESCA, MARCO, SIMONE, BETTO
Perfetto!

LE DONNE
A letto!
GLI UOMINI
A letto!

LE DONNE
A letto!

GLI UOMINI
A letto!
(Schicchi li ferma con un gesto solenne.)

SCHICCHI
Prima un avvertimento.
O signori, giudizio.
Voi lo sapete il rischio?
“Per chi sostituisce
sé stesso in luogo d’altri
in testamenti e lasciti,
per lui e per i complici
è il taglio della mano
e poi l’esilio.”
Ricordatelo bene! Se fossimo scoperti:
la vedete Firenze?
Addio, Firenze, addio, cielo divino,
io ti saluto con questo moncherino,
e vo randagio come un Ghibellino!

I PARENTI
Addio, Firenze, addio, cielo divino, ecc.

(Si bussa alla porta. Gianni schizza a letto; i
parenti in gran fretta lo accomodano, tirano i
tendaggi, mettono una candela accesa sul
tavolo dove il notaio deve scrivere e
finalmente aprono. Entrano Rinuccio, il notaio
e due testimoni, Pinellino e Guccio.)


RINUCCIO
Ecco il notaro.

IL NOTAIO, PINELLINO, GUCCIO
Messer Buoso, buon giorno.

SCHICCHI
Oh! Siete qui?
Grazie, messer Amantio.
O Pinellino, calzolaio, grazie.
Grazie, Guccio, tintore, troppo buoni,
troppo buoni di venirmi a servir da
testimoni.

PINELLINO
Povero BUOSO!
Io l’ho sempre calzato,
vederlo in quello stato,
vien da piangere.
(Il notaio tira fuori da una cassetta le
pergamene e i bolli e mette tutto sul tavolo; si
siede nella poltrona; i due testimoni restano in
piedi, ai suoi lati.)


SCHICCHI
Il testamento avrei voluto scriverlo
con la scrittura mia,
ma l’impedisce la paralisia.
Perciò volli un notaio,
solempne et leale.

IL NOTAIO
Oh! messer Buoso, grazie.
Dunque tu soffri di paralisia?
(Schicchi tenta allungare in alto le mani,
agitandole tremolanti.)


LA CIESCA, NELLA
Povero Buoso!

ZITA, SIMONE
Povero Buoso!

IL NOTAIO
Oh! Poveretto!
Basta!
I testi videro,
testes viderunt.
Possiamo incominciare.
Ma - i parenti?

SCHICCHI
Che restino presenti.

IL NOTAIO
Dunque incomincio.
In Dei nomini, anno Dei Nostri Jesu Christi ab
eius salutifera incarnatione millesimo,
duecentesimo nonagesimo nono, die prima
septembris, indictione undecima, ego notaro
Amantio di Nicolao, civis Florentiae, per
voluntatem Buosi Donati scribo hoc testamentum.

SCHICCHI
Annullans, revocans et irritans
omne aliud testamentum.


ZITA, LA CIESCA, NELLA
Che previdenza!

MARCO, SIMONE, BETTO
Che previdenza!

IL NOTAIO
Un preambolo: dimmi, i funerali
(il più tardi possibile)
li vuoi ricchi? fastosi? dispendiosi?

SCHICCHI
NO, no, no, pochi quattrini.
Non si spendano più di due fiorini,

GHERARDO
Oh, che modestia!

MARCO
Oh, che modestia!

LA CIESCA, NELLA, RINUCCIO
Povero zio!

ZITA
Che animo!
BETTO
Che cuore!

SIMONE
Gli torna a onore!

SCHICCHI
Lascio ai frati minori
ed all’Opera di Santa Reparata -
(I parenti, leggermente turbati, si alzano lentamente.)
- cinque lire.

SIMONE, BETTO
Bravo!

ZITA, MARCO
Bravo!

ZITA, MARCO, SIMONE, BETTO
Bisogna sempre pensare alla beneficenza.

IL NOTAIO
Non ti sembra un po’ poco?

SCHICCHI
chi crepa e lascia molto
alle congreghe e ai frati
fa dire a chi rimane:
“eran quattrini rubati”.
NELLA, RINUCCIO, GHERARDO
Che massime!

LA CIESCA, MARCO, BETTO
Che mente!

ZITA, SIMONE
Che saggezza!

IL NOTAIO
Che lucidezza!

SCHICCHI
I fiorini in contanti
li lascio in parti uguali fra i parenti.

LA CIESCA, NELLA, RINUCCIO
Oh, grazie, zio!

ZITA
Grazie, cugino!

SIMONE, BETTO
Grazie, cognato!

SCHICCHI
Lascio a Simone i beni di Fucecchio

SIMONE
Grazie!
SCHICCHI
Alla Zita I poderi di Figline.

ZITA
Grazie, grazie!

SCHICCHI
A Betto i campi di Prato.

BETTO
Grazie, cognato!

SCHICCHI
A Nella ed a Gherardo i beni d’Empoli.

NELLA, GHERARDO
Grazie, grazie!

SCHICCHI
Alla Ciesca ed a Marco i beni a Quintole.

I PARENTI
Ora siamo alla mula,
alla casa e ai mulini.

SCHICCHI
Lascio la mula,
quella che costa trecento fiorini,
che è la migliore mula di Toscana
al mio devoto amico - Gianni Schicchi.

I PARENTI
Come? come? com’è? com’è?
IL NOTAIO
Mulam reliquit eius amico devoto Joanni Schicchi.

I PARENTI
Ma -

SIMONE
Cosa vuol che gl’importi
a Gianni Schicchi di quella mula?

SCHICCHI
Tienti bono, Simone.
Lo so io quel che vuole Gianni Schicchi!

I PARENTI
Ah, furfante, furfante, furfante!

SCHICCHI
Lascio la casa di Firenze al mio
caro, devoto, affezionato amico
Gianni Schicchi.
(I parenti scattano, inferociti.)

I PARENTI
Ah! basta, basta!
Un accidente a quel furfante
di Gianni Schicchi!
ci ribelliamo, ci ribelliamo, ecc.
SCHICCHI
Addio, Firenze, addio, cielo divino....

I PARENTI
Ah!

SCHICCHI
...io ti saluto.

IL NOTAIO
Non si disturbi
del testator la volontà.

SCHICCHI
Messer Amantio, io lascio a chi mi pare.
Ho in mente un testamento e sarà quello.
Se gridano, sto calmo, e canterello.

GUCCIO
Ah! che uomo!

PINELLINO
Che uomo!

SCHICCHI
E i mulini di Signa...

I PARENTI
I mulini di Signa?
SCHICCHI
I mulini di Slgna (addio, Firenze!)
Il lascio al caro (addio, cielo divino!)
affezionato amico, Gianni Schicchi!

I PARENTI
Ah!

SCHICCHI
(E ti saluto con questo moncherino!)
La, la, la, la, la, la, la, la.
Ecco fatto!
Zita, di vostra borsa
date venti fiorini ai testimoni,
e cento al buon notaio.

IL NOTAIO
Messer Buoso, grazie.
(Il notaio si avvia verso il letto, ma Schicchi lo
ferma con un gesto della mano tremula.)


SCHICCHI
Niente saluti.
Andate, andate.
Siamo forti.

IL NOTAIO (avviandosi per uscire)
Ah, che uomo, che uomo!

PINELLINO, GUCCIO (avviandosi)
Che uomo, che perdita!
IL NOTAIO
Che peccato!

IL NOTAIO, PINELLINO, GUCCIO
Che perdita!

GUCCIO (ai parenti)
Coraggio!

PINELLINO
Coraggio!
(Appena usciti il notaio e i testi, Rinuccio corre
sul terrazzino e i parenti si slanciano contro lo
Schicchi che, ritto sul letto, si difende come può.)


ZITA
Ladro!

I PARENTI
Ladro!
Ladro, ladro,
furfante, traditore,
birbante, iniquo,
ladro, ladro,
furfante, birbante,
traditore!

SCHICCHI
Gente taccagna!
(Schicchi salta giù dal letto e, brandendo il
bastone di Buoso, mena legnate ai parenti.)

Vi caccio via
di casa miai
È casa miai
(I parenti corrono qua e là, saccheggiano e rubano.)

I PARENTI
Saccheggiai Saccheggiai Saccheggiai

GHERARDO, SIMONE, BETTO
Saccheggiai Saccheggiai

ZITA
Bottino! Bottino!

MARCO
La roba d’argento!

SCHICCHI
Viai viai viai

I PARENTI
Le pezze di telai La roba d’argentoi

SCHICCHI
È casa miai

I PARENTI
La roba d’argentoi Le pezze di telai

SCHICCHI
Via! via!
Via! via!
Via! via!
È casa mia, vi caccio via!
I PARENTI
La roba d’argento! Le pezze di telai
Bottino! bottino! Saccheggia! saccheggia!

SCHICCHI
Via! via! via!

ZITA, LA CIESCA, NELLA
Ah!

SCHICCHI
Via! via! via! via! ecc.
(Tutti i parenti mano a mano che son carichi si
affollano alla porta e scendono le scale.
Schicchi li rincorre, precipitandosi giù per le
scale.)


I PARENTI
Ladro, iniquo, furfante, traditore!

SCHICCHI
Via! via! via!

I PARENTI
Ladro, ladro, furfante, traditore!

SCHICCHI
Via! via!

I PARENTI
Ah! ah!
SCHICCHI
Via! via!

I PARENTI
Ah! ah!

SCHICCHI
Via! via!
(Apre lentamente il finestrone: appare Firenze
inondata di sole; i due innamorati si fermano,
abbracciati, sul terrazzino.)


RINUCCIO
Lauretta mia, staremo sempre qui.
Guarda, Firenze è d’oro, Fiesole è bella!

LAURETTA
Là mi giurasti amore.

RINUCCIO
Ti chiesi un bacio.

LAURETTA
Il primo bacio.

RINUCCIO
Tremante e bianca volgesti il viso.

LAURETTA, RINUCCIO
Firenze da lontano ci parve il Paradiso!
(Torna Schicchi risalendo le scale, carico di
roba che butta al suolo.)


SCHICCHI
La masnada fuggii
(Vede gli innamorati, sorride e si volge al pubblico.)

Ditemi voi, signori,
se i quattrini di Buoso
potevan finir meglio di così.
Per questa bizzarria
m’han cacciato all’inferno,
e così sia;
ma, con licenza del gran padre Dante,
se stasera vi siete divertiti,
concedetemi voi
(Fa il gesto di applaudire.)
l’attenuante.

Fine dell’opera

Libretto di Gioachino Forzano

Italian libretto © G. Ricordi & Co. SpA.

libretto by Giuseppi Adami; Gioachino Forzano 
Contents: Il Tabarro; Suor Angelica; Gianni Schicchi

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